Qualsiasi donna o uomo con un minimo di esperienza conosce la regola del “mai con una/un collega”. I motivi sono ovvi, tanti casini prima, tanti casini durante e soprattutto tanti tanti casini se le cose vanno male. La regola funziona perfettamente sia per le relazioni sentimentali che per le relazioni di letto.
Siccome io sono davvero lento ad imparare qualsiasi regola, figuriamoci una che ha a che fare con il mondo femminile, ho immediatamente violato questa regola non una, ma tre volte, come Giuda, visto che repetita, con me, non iuvant.
Della prima volta non voglio parlare, diciamo che è stata in assoluto la più bella e la più intensa per tante ragioni.
Della seconda ne parlerò successivamente, perchè la collega in questione è stata anche una grande compagna di avventure.
Scrivo quindi della terza perchè alcune cose di questa brevissima relazione mi hanno lasciato un po’ l’amaro in bocca e tante riflessioni.
La collega in questione era (non è più mia collega da un po’ e non la vedo, per altro, da diverso tempo) una ragazza carina, magrolina, capelli scuri, occhi chiari, svelta di comprendonio.
La suddetta però si è sempre vestita da maschio e più in generale ha sempre avuto atteggiamenti poco femminili, mai truccata, mai vista in compagnia di donne a parlare di cose di donne (anzi ascoltata più volte parlare di calcio), con un carattere forte, combattiva, molto in gamba nel suo lavoro, ma allo stesso tempo schiva, quasi timida con la pessima abitudine di chiamare le persone per cognome; ci siamo stati simpatici fin da subito, ma non ci siamo mai frequentati fuori dal lavoro e lei ha legato di più con altri colleghi.
Non so spiegare per quale motivo, ma dopo anni di buongiorno e buonasera all’improvviso la noto, direi quasi dall’oggi al domani; la osservavo e mi sembrava di scorgere un corpo niente male dietro quei vestiti che non aiutavano la mia immaginazione, ci vado un po’ “in fissa”, una parte di me comincia a desiderarla (anche per ravvivare un po’ l’idea di andare al lavoro…).
La osservo nelle riunioni, lascio che lei capisca che la sto guardando, la cerco con scuse ridicole e faccio in modo che capisca che sono scuse, mi siedo vicino a lei nelle riunioni quando possibile e comincio a chiacchierarci sempre di più.
Lei resta abbastanza sulle sue anche se i nostri discorsi diventano via via sempre più complici, la faccio ridere, parliamo di questo e di quello, lavoro e colleghi; in questi casi una grande tecnica e quella di diventare sodali contro qualcuno, meglio qualcuna.
Mi spiego, per esempio durante una riunione se vedevo che c’era qualcuna che non le andava a genio (o più spesso a cui lei non andava a genio) solidarizzavo con lei schernendo la malcapitata. Un ottimo modo per comunicare in modo sempre più diretto sono stati inoltre gli sms durante le riunioni; i suoi simpatici ma sempre coerenti con il tema della riunione (che palle!!) i miei di tutt’altro tenore, mi piaceva troppo vederla così ligia, precisa, concentrata e poi vedere il rossore sulle sue guance quando leggeva il mio sms dove le dicevo che le avrei volentieri strappato di dosso quel maglione.
Lei restava comunque sempre composta, accettava l’assalto, rideva alla mie provocazioni, ma non rispondeva in modo diretto, ma mi faceva capire chiaramente di gradire le mie attenzioni.
Vado a scrivere come sempre al presente.
In un paio di uscite collettive, quando già i nostri discorsi si sono fatti più fitti, mi lamento con lei del fatto che i suoi vestiti non mi aiutino a soddisfare la mia curiosità, che mi piacerebbe vederla con una gonna corta ecc., ma a queste scemenze mi risponde che non si sente femmina, non ama vestirsi provocante, non lo sa fare e non le interessa, non ama i discorsi delle donne, si sente più a suo agio tra i maschi, non gli piacciono i ruoli ecc..
In un certo senso mi fa sentire stupido e ripetitivo nel mio modello donna con la gonna ecc., mi sento un fesso, è che forse io conosco solo un certo modo di fare, con un altro devo prendere le misure, ma un po’ mi sento inadeguato, come se non avessi gli strumenti del mestiere.
Comunque ci continuiamo a cuocere a puntino entrambi (anche se a me sembra che sia più io interessato che non lei), fino a quando la invito a cena speranzoso dell’epilogo e invece lei, con una scusa evidente, rifiuta. Non mi do per vinto e dopo circa una settimana ripropongo l’invito non più per una cena da me, ma per un’uscita. Accetta finalmente, la vado a prendere, entra in macchina, scoppia a piangere, mi dice che ha litigato con il fratello, anche non mi pare stiamo parlando davvero del fratello (e lì capisco che c’è qualcuno nella sua vita che la sta facendo soffrire), che gli uomini non la capiscono, si fa consolare con due coccole per quasi 45 secondi, provo a baciarla (un gesto che non c’entrava nulla, e che non è da me, lo so), ma si nega, scende dalla macchina e se ne va a casa.
Solitamente a questo punto mi sono bello che rotto le palle, non è affatto scontato che piaccia a qualcuna per cui accetto tranquillamente i no e cerco di mettermi il cuore in pace. Una parte di me però, quella becera, senza dignità, senza valori, non vuole rinunciare e un po’ se l’è legata al dito i suoi apparenti si e i suoi sostanziali no, e io ovviamente è a quella parte che do retta. Passa qualche giorno e viene nel mio ufficio, sembra mantenere quasi una distanza di sicurezza, parliamo di cucina e mi dice che vicino casa mia c’è un ottimo tailandese, che dovrei provarlo; le chiedo, senza speranza, se è disposta ad accompagnarmici, mi dice di sì. Non ho capito se parliamo della cena o di altro, ma forse sono io che penso solo ad una cosa.
Arriva il sabato sera, viene lei a prendermi vestita carina, ma in modo molto normale, nemmeno vagamente provocante.
Entra in casa, sono ancora le 19, dobbiamo guardare dei documenti prima di andare a cena. Entra in stanza, beviamo un po’ di vino, guardiamo trenta secondi i geroglifici che mi presenta, sti cazzi, la bacio.
Prova a resistere, ma davvero senza convinzione, fa il gesto di respingermi con le mani, con la forza di un neonato. Anche io, che odio qualsiasi forma di violenza o costrizione, così come odio gli uomini che “ci provano”, capisco che la resistenza è davvero di scena, mi chiedo però perchè debba attuare questo comportamento tra il remissivo, come se fosse quasi costretta e il combattente che prova a divincolarsi. Resto perplesso ma ormai siamo partiti, la alzo di peso, la faccio mettere a cavalcioni su di me, ora ce l’ho addosso.
Le mie mani vanno sotto il suo maglione, mi impossesso dei seni, alzo il maglione fino a scoprirli e ho la prima conferma: ha un seno bellissimo, una terza piena piena, perfetta, un capezzolo fatto da Giotto, qualche neo di troppo, ma davvero complimentoni. Soprattutto resto allibito dalla grandezza e da quanto è sodo. La verità è che sono abituato a guardare donne che mettono reggiseni che sofisticano la grandezza per cui credo che ad una data visione con gli indumenti corrisponda una data grandezza senza gli indumenti, ma con lei è diverso, lei non usa reggiseni push up ecc., anzi probabilmente usa reggiseni che frustrano le forme e poi è così asciutta che quel seno spicca in quel torace piccolo. Mi lascia mangiarlo, lamentandosi, dolcemente spostandomi il viso, ma con questa finta forzatura che ormai ho imparato.
La alzo di peso e la porto sul letto, la stendo e punto ai pantaloni apro il bottone, la cerniera, sento un timido no, li tiro giù e scopro due gambe belle dritte e uno slip di mia nonna.
Le tolgo gli stivali, le sfilo i pantaloni e le mutande d’antan e mi godo questa fica così ben esposta. La mia collega ha un corpicino minuto, ma assolutamente perfetto: resto trenta secondi in ammirazione della grandezza del Creatore, totalmente rapito.
Le dico che ha davvero un gran bel corpo e che onestamente non si sarebbe detto che fosse così ben fatta. Lei si schernisce ma è chiaramente contenta, soddisfatta e capisco consapevole delle sue virtù, non devo essere il primo che le dice queste cose.
Sento la mia testa switchare in modalità sesso, metto un po’ di musica (dub, elettronica, cose così), abbasso le luci e lascio che la mia parte istintiva faccia partire il film e guidi le mie mani. Comincio con il baciarle i piedi, voglio assaporare le sue gambe, la trattengo dalle caviglie e continuo con lo studio del suo corpo centimetro dopo centimetro.
Salgo lentamente passando sia sul lato esterno che interno delle gambe fino ad arrivare con lentezza esasperante alla fica; lei resta sorpresa, forse pure interdetta da quell’inizio. Non si dovrebbe mai partire subito da quello, dovrebbero esserci più baci e occorrerebbe partire prima da sopra, soprattutto al primo appuntamento, ma la mia testa mi suggerisce altri percorsi e io la seguo, come sempre.
E’ un pò come prendere possesso di una cosa che chiarisce in modo inequivocabile che lei è femmina, altro che maschiaccio e cazzate varie.
Lecco la sua fica forse per 15 minuti, la voglio sentire venire ed è bellissimo sentirla godere più volte, con un bel modo di ansimare, come se fosse una cosa che non riesce a controllare, che quasi non vorrebbe, ma che arriva impetuoso, come a non consentirle di nascondere quanto le piaccia.
La giro a pancia in giù mentre è ancora ansimante e comincio a leccarle la schiena e a scendere con la lingua sul culo anch’esso da applausi. Non è perfettamente rotondo, tipo Paola, però è un gran bel culo, ma dico io perchè lo nascondi??
Comunque mi soffermo sul culo, non voglio che pensi che lì la lingua c’è finita per sbaglio, no, lì la lingua ce l’ho messa io. Voglio che si senta esplorata in ogni parte e priva di protezione, non so se mi spiego. Salgo fino al suo collo mentre mi disfo di scarpe e calzini (miei), lascio che lei mi apra la camicia e le metto una mano sulla patta. MI tocca eccitata, sembra petting adolescienziale, ho il cazzo che mi esplode lì dentro, ma lei continua a toccarmi dai jeans. Niente da fare, devo fare da solo. Sfilo la cinta dai pantaloni, apro la patta, faccio uscire il cazzo, me lo prende in mano, ma non lo guarda. Uffa, la bacio la prendo dalla coda dei capelli e la spingo sul cazzo e finalmente comincia a farmi un pompino…. diciamo discreto (diciamo anche poco entusiasmante, tecnicamente parlando).
Mi “godo” (non è vero) il pompino, in alcuni momenti quasi doloroso, la faccio sdraiare (in tutto ciò lei non prende mai alcuna iniziativa) infilo il preservativo, le tocco la fica con le dita umide della mia saliva, ma non c’è bisogno è un lago e inizio a penetrarla. Lascio che ogni cm del mio lunghissimo cazzo (scherzo ce l’ho stranormale, ma ora nemmeno quando scrivo io posso esagerare?) le entri dentro, le sono di sopra e le tengo le mani sopra la sua testa come a volerla tenere ferma e comincio a scoparla sempre più forte. Ansima in modo intenso, accelero e spingo più in profondità dicendole che intendo darglielo tutto fino alle palle. Basta qualche parola più forte del solito e viene, cosa che si ripete più volte, direi che il turpiloquio la arrapa tantissimo come se non ci fosse abitutata. Per me quelle sono parole da gentleman, sapesse il mio repertorio….. La sbatto in ogni modo, la giro, la metto a pecorina, la scopo come un forsennato, provo svariate posizioni e lei si lascia muovere e girare senza offrire alcuna resistenza, ma senza partecipare attivamente, la sculaccio deciso, le piace da morire, viene di nuovo.
A pecorina quel culo è troppo invitante, le infilo un dito dentro, cerca di levarmi la mano, ma le fermo il polso con l’altra mia mano e la tengo bloccata sulla sua schiena così che non avendo punti di appoggio è costretta ad appoggiare la faccia sul cuscino.
La nuova posizione accentua ancor di più la curva della schiena e le spinge il sedere in alto, continuo a montarla in modo sempre più deciso e comincio a lavorarle con più attenzione il culo con le dita.
A questo punto il colpo di scena a cui svariate volte ho assistito, lei mi dice: “Non l’ho mai fatto dietro”.
Ora, signori, ci sono due possibilità:
primo, le donne mentono, per qualche ragione misteriosa devono sempre dire di essere vergini nel sedere, forse perchè così sperano che tu faccia piano (ma non ce ne sarebbe bisogno perchè io faccio piano) o perchè pensano che non è carino passare per quella che lo prende nel culo (ma spero che non sia questa la motivazione) oppure perchè sanno che il fatto di essere vergini ti farà venire ancora più voglia di fartele proprio là;
secondo, sono davvero vergini, ma questo apre inquietanti interrogativi su che razza di maschi (non ovviamente la maggioranza) ci sono in circolazione; gentaglia o rimbambiti che di fronte ad un’opera d’arte non sentono alcun bisogno di violarla, disinteressati alle cose belle della vita, peccatori per cui non ci può essere perdono, ma che io ringrazio sentitamente perchè è grazie a loro che ho sentito diverse donne (da poco inculate) guardarmi con ammirazione e dirmi “uomini interessati al sesso come te non credere che ce ne siano così tanti” (anche se secondo me ce ne sono tantissimi).
Comunque io propendo per la prima ipotesi.
Le dico tutta questa cosa e cioè che con un culo così bello non è possibile che nessuno abbia sentito il desiderio di farselo; lei mi dice che qualcuno c’ha provato ma lei ha detto di no, mentre altri non lo hanno proprio considerato. Prendo la crema e un foulard, la signorina merita un servizio completo, comincio a lubrificare il suo buco (il mio atteggiamento è del tipo, non ne stiamo discutendo, si fa e basta), mentre con le mani le tocco il seno e la bacio (ma non mi sembra voglia essere baciata più di tanto, vuole essere solo scopata).
Mi chiede a cosa serve il foulard, le dico, seraficamente, che mi serve per legarla.
Mi dice che non è mai stata legata, ma che non vuole e quasi si mette con le mani dietro la schiena per facilitarmi il compito.
Prendo il foulard, le monto di sopra, le lego le mani dietro la schiena e le dico che ora la inculerò e la farò mia in ogni modo. Comincio ad incularla dolcemente, ci metto tutto il tempo che ci vuole, lei si lamenta, mi dice “ti prego basta”, “no ti prego no” e tutto il campionario dei no che vogliono dire si.
Comincio a fare sul serio e guardo questo culetto così carino che viene sempre più dilatato dal mio enorme cazzo (sto sempre scherzando aimè…), comincio a prendere un ritmo serrato fino a che lei ad un certo punto mi dice “ti prego basta” con voce un po’ più convinta; mi fermo immediatamente, assalito dagli scrupoli di star capendo male il gioco (io odio qualsiasi forma di violenza o costrizione, qualsiasi), o forse le sto causando dolore, oppure si è pentita che ne so, e le dico preoccupato “vuoi che mi fermi?” e lei fermissima quasi ad alta voce “NO! continua ti prego fai quello che vuoi” (meno male…) con un sottotesto che sembra dire “coglione sbattimi”. A questo punto, se proprio non l’avessi ancora capito, il suo gioco è chiaro vuole essere presa con forza e sbattuta senza riguardi, trattata da femmina da letto, vuole proprio che io faccia il cavernicolo e lei la donna indifesa costretta dal bruto e io a fare il cavernicolo ci metto un secondo.
Non è che questo gioco non l’abbia mai fatto, ma lei è stata davvero abilissima a farlo sembrare quasi reale.
Comincio a scoparle il culo con molta più decisione fino a quando la verginella, maschiaccio, non mi sento donna, mi sento un uomo, odio i ruoli ecc., non ha l’ennesimo orgasmo, ma questa volta con il cazzo in culo, che la lascia senza fiato.
Abbiamo passato così tutta la notte, facendo qualche spuntino a letto, e continuando a scopare in ogni modo, ma sempre con questo atteggiamento che via via ho sempre più accentuato, usandola davvero in ogni modo.
Ci siamo rivisti un altro paio di volte più qualche normale uscita, ma successivamente malgrado io l’abbia cercata lei si è sistematicamente negata. I suoi successivi no hanno un po’ ferito il mio orgoglio. Dopo cinque mesi scarsi vengo a sapere che si è sposata. Cosa sono stato per lei? Chi ha usato chi?