sabato 10 agosto 2013

Mai con una collega

Qualsiasi donna o uomo con un minimo di esperienza conosce la regola del “mai con una/un collega”. I motivi sono ovvi, tanti casini prima, tanti casini durante e soprattutto tanti tanti casini se le cose vanno male. La regola funziona perfettamente sia per le relazioni sentimentali che per le relazioni di letto.
Siccome io sono davvero lento ad imparare qualsiasi regola, figuriamoci una che ha a che fare con il mondo femminile, ho immediatamente violato questa regola non una, ma tre volte, come Giuda, visto che repetita, con me, non iuvant.
Della prima volta non voglio parlare, diciamo che è stata in assoluto la più bella e la più intensa per tante ragioni.
Della seconda ne parlerò successivamente, perchè la collega in questione è stata anche una grande compagna di avventure.
Scrivo quindi della terza perchè alcune cose di questa brevissima relazione mi hanno lasciato un po’ l’amaro in bocca e tante riflessioni.
La collega in questione era (non è più mia collega da un po’ e non la vedo, per altro, da diverso tempo) una ragazza carina, magrolina, capelli scuri, occhi chiari, svelta di comprendonio.
La suddetta però si è sempre vestita da maschio e più in generale ha sempre avuto atteggiamenti poco femminili, mai truccata, mai vista in compagnia di donne a parlare di cose di donne (anzi ascoltata più volte parlare di calcio), con un carattere forte, combattiva, molto in gamba nel suo lavoro, ma allo stesso tempo schiva, quasi timida con la pessima abitudine di chiamare le persone per cognome; ci siamo stati simpatici fin da subito, ma non ci siamo mai frequentati fuori dal lavoro e lei ha legato di più con altri colleghi.
Non so spiegare per quale motivo, ma dopo anni di buongiorno e buonasera all’improvviso la noto, direi quasi dall’oggi al domani; la osservavo e mi sembrava di scorgere un corpo niente male dietro quei vestiti che non aiutavano la mia immaginazione, ci vado un po’ “in fissa”, una parte di me comincia a desiderarla (anche per ravvivare un po’ l’idea di andare al lavoro…). 
La osservo nelle riunioni, lascio che lei capisca che la sto guardando, la cerco con scuse ridicole e faccio in modo che capisca che sono scuse, mi siedo vicino a lei nelle riunioni quando possibile e comincio a chiacchierarci sempre di più.
Lei resta abbastanza sulle sue anche se i nostri discorsi diventano via via sempre più complici, la faccio ridere, parliamo di questo e di quello, lavoro e colleghi; in questi casi una grande tecnica e quella di diventare sodali contro qualcuno, meglio qualcuna.
Mi spiego, per esempio durante una riunione se vedevo che c’era qualcuna che non le andava a genio (o più spesso a cui lei non andava a genio) solidarizzavo con lei schernendo la malcapitata. Un ottimo modo per comunicare in modo sempre più diretto sono stati inoltre gli sms durante le riunioni; i suoi simpatici ma sempre coerenti con il tema della riunione (che palle!!) i miei di tutt’altro tenore, mi piaceva troppo vederla così ligia, precisa, concentrata e poi vedere il rossore sulle sue guance quando leggeva il mio sms dove le dicevo che le avrei volentieri strappato di dosso quel maglione.
Lei restava comunque sempre composta, accettava l’assalto, rideva alla mie provocazioni, ma non rispondeva in modo diretto, ma mi faceva capire chiaramente di gradire le mie attenzioni.

Vado a scrivere come sempre al presente.
In un paio di uscite collettive, quando già i nostri discorsi si sono fatti più fitti, mi lamento con lei del fatto che i suoi vestiti non mi aiutino a soddisfare la mia curiosità, che mi piacerebbe vederla con una gonna corta ecc., ma a queste scemenze mi risponde che non si sente femmina, non ama vestirsi provocante, non lo sa fare e non le interessa, non ama i discorsi delle donne, si sente più a suo agio tra i maschi, non gli piacciono i ruoli ecc..
In un certo senso mi fa sentire stupido e ripetitivo nel mio modello donna con la gonna ecc., mi sento un fesso, è che forse io conosco solo un certo modo di fare, con un altro devo prendere le misure, ma un po’ mi sento inadeguato, come se non avessi gli strumenti del mestiere.
Comunque ci continuiamo a cuocere a puntino entrambi (anche se a me sembra che sia più io interessato che non lei), fino a quando la invito a cena speranzoso dell’epilogo e invece lei, con una scusa evidente, rifiuta. Non mi do per vinto e dopo circa una settimana ripropongo l’invito non più per una cena da me, ma per un’uscita. Accetta finalmente, la vado a prendere, entra in macchina, scoppia a piangere, mi dice che ha litigato con il fratello, anche non mi pare stiamo parlando davvero del fratello (e lì capisco che c’è qualcuno nella sua vita che la sta facendo soffrire), che gli uomini non la capiscono, si fa consolare con due coccole per quasi 45 secondi, provo a baciarla (un gesto che non c’entrava nulla, e che non è da me, lo so), ma si nega, scende dalla macchina e se ne va a casa.
Solitamente a questo punto mi sono bello che rotto le palle, non è affatto scontato che piaccia a qualcuna per cui accetto tranquillamente i no e cerco di mettermi il cuore in pace. Una parte di me però, quella becera, senza dignità, senza valori, non vuole rinunciare e un po’ se l’è legata al dito i suoi apparenti si e i suoi sostanziali no, e io ovviamente è a quella parte che do retta. Passa qualche giorno e viene nel mio ufficio, sembra mantenere quasi una distanza di sicurezza, parliamo di cucina e mi dice che vicino casa mia c’è un ottimo tailandese, che dovrei provarlo; le chiedo, senza speranza, se è disposta ad accompagnarmici, mi dice di sì. Non ho capito se parliamo della cena o di altro, ma forse sono io che penso solo ad una cosa.
Arriva il sabato sera, viene lei a prendermi vestita carina, ma in modo molto normale, nemmeno vagamente provocante.
Entra in casa, sono ancora le 19, dobbiamo guardare dei documenti prima di andare a cena. Entra in stanza, beviamo un po’ di vino, guardiamo trenta secondi i geroglifici che mi presenta, sti cazzi, la bacio.
Prova  a resistere, ma davvero senza convinzione, fa il gesto di respingermi con le mani, con la forza di un neonato. Anche io, che odio qualsiasi forma di violenza o costrizione, così come odio gli uomini che “ci provano”, capisco che la resistenza è davvero di scena, mi chiedo però perchè debba attuare questo comportamento tra il remissivo, come se fosse quasi costretta e il combattente che prova a divincolarsi. Resto perplesso ma ormai siamo partiti, la alzo di peso, la faccio mettere a cavalcioni su di me, ora ce l’ho addosso. 
Le mie mani vanno sotto il suo maglione, mi impossesso dei seni, alzo il maglione fino a scoprirli e ho la prima conferma: ha un seno bellissimo, una terza piena piena, perfetta, un capezzolo fatto da Giotto, qualche neo di troppo, ma davvero complimentoni. Soprattutto resto allibito dalla grandezza e da quanto è sodo. La verità è che sono abituato a guardare donne che mettono reggiseni che sofisticano la grandezza per cui credo che ad una data visione con gli indumenti corrisponda una data grandezza senza gli indumenti, ma con lei è diverso, lei non usa reggiseni push up ecc., anzi probabilmente usa reggiseni che frustrano le forme e poi è così asciutta che quel seno spicca in quel torace piccolo. Mi lascia mangiarlo, lamentandosi, dolcemente spostandomi il viso, ma con questa finta forzatura che ormai ho imparato.
La alzo di peso e la porto sul letto, la stendo e punto ai pantaloni apro il bottone, la cerniera, sento un timido no, li tiro giù e scopro due gambe belle dritte e uno slip di mia nonna. 
Le tolgo gli stivali, le sfilo i pantaloni e le mutande d’antan e mi godo questa fica così ben esposta. La mia collega ha un corpicino minuto, ma assolutamente perfetto: resto trenta secondi in ammirazione della grandezza del Creatore, totalmente rapito. 
Le dico che ha davvero un gran bel corpo e che onestamente non si sarebbe detto che fosse così ben fatta. Lei si schernisce ma è chiaramente contenta, soddisfatta e capisco consapevole delle sue virtù, non devo essere il primo che le dice queste cose. 
Sento la mia testa switchare in modalità sesso, metto un po’ di musica (dub, elettronica, cose così), abbasso le luci e lascio che la mia parte istintiva faccia partire il film e guidi le mie mani. Comincio con il baciarle i piedi, voglio assaporare le sue gambe, la trattengo dalle caviglie e continuo con lo studio del suo corpo centimetro dopo centimetro.
Salgo lentamente passando sia sul lato esterno che interno delle gambe fino ad arrivare con lentezza esasperante alla fica; lei resta sorpresa, forse pure interdetta da quell’inizio. Non si dovrebbe mai partire subito da quello, dovrebbero esserci più baci e occorrerebbe partire prima da sopra, soprattutto al primo appuntamento, ma la mia testa mi suggerisce altri percorsi e io la seguo, come sempre.
E’ un pò come prendere possesso di una cosa che chiarisce in modo inequivocabile che lei è femmina, altro che maschiaccio e cazzate varie.
Lecco la sua fica forse per 15 minuti, la voglio sentire venire ed è bellissimo sentirla godere più volte, con un bel modo di ansimare, come se fosse una cosa che non riesce a controllare, che quasi non vorrebbe, ma che arriva impetuoso, come a non consentirle di nascondere quanto le piaccia.
La giro a pancia in giù  mentre è ancora ansimante e comincio a leccarle la schiena e a scendere con la lingua sul culo anch’esso da applausi. Non è perfettamente rotondo, tipo Paola, però è un gran bel culo, ma dico io perchè lo nascondi??
Comunque mi soffermo sul culo, non voglio che pensi che lì la lingua c’è finita per sbaglio, no, lì la lingua ce l’ho messa io. Voglio che si senta esplorata in ogni parte e priva di protezione, non so se mi spiego. Salgo fino al suo collo mentre mi disfo di scarpe e calzini (miei), lascio che lei mi apra la camicia e le metto una mano sulla patta. MI tocca eccitata, sembra petting adolescienziale, ho il cazzo che mi esplode lì dentro, ma lei continua a toccarmi dai jeans. Niente da fare, devo fare da solo. Sfilo la cinta dai pantaloni, apro la patta, faccio uscire il cazzo, me lo prende in mano, ma non lo guarda. Uffa, la bacio la prendo dalla coda dei capelli e la spingo sul cazzo e finalmente comincia a farmi un pompino…. diciamo discreto (diciamo anche poco entusiasmante, tecnicamente parlando). 
Mi “godo” (non è vero) il pompino, in alcuni momenti quasi doloroso, la faccio sdraiare (in tutto ciò lei non prende mai alcuna iniziativa) infilo il preservativo, le tocco la fica con le dita umide della mia saliva, ma non c’è bisogno è un lago e inizio a penetrarla. Lascio che ogni cm del mio lunghissimo cazzo (scherzo ce l’ho stranormale, ma ora nemmeno quando scrivo io posso esagerare?) le entri dentro, le sono di sopra e le tengo le mani sopra la sua testa come a volerla tenere ferma e comincio a scoparla sempre più forte. Ansima in modo intenso, accelero e spingo più in profondità dicendole che intendo darglielo tutto fino alle palle. Basta qualche parola più forte del solito e viene, cosa che si ripete più volte, direi che il turpiloquio la arrapa tantissimo come se non ci fosse abitutata. Per me quelle sono parole da gentleman, sapesse il mio repertorio….. La sbatto in ogni modo, la giro, la metto a pecorina, la scopo come un forsennato, provo svariate posizioni e lei si lascia muovere e girare senza offrire alcuna resistenza, ma senza partecipare attivamente, la sculaccio deciso, le piace da morire, viene di nuovo.
A pecorina quel culo è troppo invitante, le infilo un dito dentro, cerca di levarmi la mano, ma le fermo il polso con l’altra mia mano e la tengo bloccata sulla sua schiena così che non avendo punti di appoggio è costretta ad appoggiare la faccia sul cuscino.
La nuova posizione accentua ancor di più la curva della schiena e le spinge il sedere in alto, continuo a montarla in modo sempre più deciso e comincio a lavorarle con più attenzione il culo con le dita.
A questo punto il colpo di scena a cui svariate volte ho assistito, lei mi dice: “Non l’ho mai fatto dietro”.
Ora, signori, ci sono due possibilità: 
primo, le donne mentono, per qualche ragione misteriosa devono sempre dire di essere vergini nel sedere, forse perchè così sperano che tu faccia piano (ma non ce ne sarebbe bisogno perchè io faccio piano) o perchè pensano che non è carino passare per quella che lo prende nel culo (ma spero che non sia questa la motivazione) oppure perchè sanno che il fatto di essere vergini ti farà venire ancora più voglia di fartele proprio là;
secondo, sono davvero vergini, ma questo apre inquietanti interrogativi su che razza di maschi (non ovviamente la maggioranza) ci sono in circolazione; gentaglia o rimbambiti che di fronte ad un’opera d’arte non sentono alcun bisogno di violarla, disinteressati alle cose belle della vita, peccatori per cui non ci può essere perdono, ma che io ringrazio sentitamente perchè è grazie a loro che ho sentito diverse donne (da poco inculate) guardarmi con ammirazione e dirmi “uomini interessati al sesso come te non credere che ce ne siano così tanti” (anche se secondo me ce ne sono tantissimi).
Comunque io propendo per la prima ipotesi.
Le dico tutta questa cosa e cioè che con un culo così bello non è possibile che nessuno abbia sentito il desiderio di farselo; lei mi dice che qualcuno c’ha provato ma lei ha detto di no, mentre altri non lo hanno proprio considerato. Prendo la crema e un foulard, la signorina merita un servizio completo, comincio a lubrificare il suo buco (il mio atteggiamento è del tipo, non ne stiamo discutendo, si fa e basta), mentre con le mani le tocco il seno e la bacio (ma non mi sembra voglia essere baciata più di tanto, vuole essere solo scopata). 
Mi chiede a cosa serve il foulard, le dico, seraficamente, che mi serve per legarla.
Mi dice che non è mai stata legata, ma che non vuole e quasi si mette con le mani dietro la schiena per facilitarmi il compito.
Prendo il foulard, le monto di sopra, le lego le mani dietro la schiena e le dico che ora la inculerò e la farò mia in ogni modo. Comincio ad incularla dolcemente, ci metto tutto il tempo che ci vuole, lei si lamenta, mi dice “ti prego basta”, “no ti prego no” e tutto il campionario dei no che vogliono dire si.
Comincio a fare sul serio e guardo questo culetto così carino che viene sempre più dilatato dal mio enorme cazzo (sto sempre scherzando aimè…), comincio a prendere un ritmo serrato fino a che lei ad un certo punto mi dice “ti prego basta” con voce un po’ più convinta; mi fermo immediatamente, assalito dagli scrupoli di star capendo male il gioco (io odio qualsiasi forma di violenza o costrizione, qualsiasi), o forse le sto causando dolore, oppure si è pentita che ne so, e le dico preoccupato “vuoi che mi fermi?” e lei fermissima quasi ad alta voce “NO! continua ti prego fai quello che vuoi” (meno male…) con un sottotesto che sembra dire “coglione sbattimi”. A questo punto, se proprio non l’avessi ancora capito, il suo gioco è chiaro vuole essere presa con forza e sbattuta senza riguardi, trattata da femmina da letto, vuole proprio che io faccia il cavernicolo e lei la donna indifesa costretta dal bruto e io a fare il cavernicolo ci metto un secondo.
Non è che questo gioco non l’abbia mai fatto, ma lei è stata davvero abilissima a farlo sembrare quasi reale.
Comincio a scoparle il culo con molta più decisione fino a quando la verginella, maschiaccio, non mi sento donna, mi sento un uomo, odio i ruoli ecc., non ha l’ennesimo orgasmo, ma questa volta con il cazzo in culo, che la lascia senza fiato.
Abbiamo passato così tutta la notte, facendo qualche spuntino a letto, e continuando a scopare in ogni modo, ma sempre con questo atteggiamento che via via ho sempre più accentuato, usandola davvero in ogni modo.
Ci siamo rivisti un altro paio di volte più qualche normale uscita, ma successivamente malgrado io l’abbia cercata lei si è sistematicamente negata. I suoi successivi no hanno un po’ ferito il mio orgoglio. Dopo cinque mesi scarsi vengo a sapere che si è sposata. Cosa sono stato per lei? Chi ha usato chi?

I giochi e il lessico

Ieri ragionavo con una mia “amica” sul lessico usato in certi giochi.
Ad ogni cosa diamo un nome per identificarla rispetto ad altre e in qualche misura distinguerla da esse e ovviamente la stessa cosa succede nelle relazioni delle quali scrivo.
Alcuni di questi nomi sono propri dell’argomento, altri sono prestati e possono avere significati diversi nell’uso comune.
Penso, per esempio, alla parola “gioco” che io uso per esprimere queste relazioni, ma che del gioco ha alcune caratteristiche (regole anche fuori dal senso comune, scopo “ludico”) ma che così solo un gioco non è mai.
Altra parola è ad esempio scopamico o scopamica utilizzato per identificare la relazione in cui un uomo o una donna hanno un partner amico con il quale ogni tanto andare a letto. Il termine è abbastanza infelice per me anche se efficace. E’ infelice perchè mi fa pensare più ad una scopa (inteso quale strumento per spazzare) particolarmente efficiente che non a quel tipo di relazione. Ma non avrei termini migliori da suggerire, in passato dicevo “amico particolare”, ma non è che sia granchè.
Il termine schiava/o o padrone/a in una relazione bdsm è altrettanto ridicola. Funziona bene durante “la sessione”, eccita entrambi perchè rimarca la rappresentazione dei ruoli scelti, meno bene se utilizzata fuori dal gioco. Sa di una cosa senza senso, o fuori dal tempo, lei è la mia schiava non esprime alcuna connotazione sessuale ma lascierebbe immaginare che so che lavora nei campi, perchè noi per schiavitù intendiamo quella.
Mi sono accorto di questa cosa mentre scrivevo il pezzo “la mia prima schiava”. Suonava male, ma non sapevo in che altro modo definirla.
Ho pensato che alcune parole dipendono e funzionano a seconda del momento e del contesto.
Forse i peggiori come senso sono quelli del gioco che ho praticato tanto spesso, cuckold, sweet, bull.
Parto dall’ultimo. La parola non dice nulla innanzitutto perchè è inglese, forse se si dicesse toro sarebbe meglio, darebbe più un senso di colui che monta, ma bull è un po’ così senza sale, almeno per me. Forse amante mi piace di più.
Cuckold idem anche se la sua traduzione “cornuto” in qualche misura è più efficace durante il gioco (gli amanti che ordinano al cornuto di servigli da bere, la donna che fa il segno delle corna al marito mentre viene scopata dall’amante), ma fuori dal contesto sembra dispregiativa o sfottente, e, se ci penso bene, esprime poco niente il ruolo di colui che accetta volontariamente una certa relazione, anzi di colui che spesso ne è l’artefice e il regista occulto. Cornuto è tipico di chi non sa, mentre il cuckold nei giochi sa e come, anzi il senso del tutto sta proprio lì.
Il cornuto così come la schiava inoltre sono spesso il punto forte della relazione, perchè il tutto funziona solo se loro ricoprono bene quei ruoli (i più difficili ma i più eccitanti); del resto mai mai mai incontrato nè cuckold nè schiave banali. Sono solitamente persone di un livello di consapevolezza di se stessi molto alto e una capacità di giocare con i nervi scoperti delle loro fantasie che non è da tutti.
Nella mia statistica che ovviamente non fa statistica visto i bassi numeri, nella vita queste persone sono spesso il contrario: gente che prende decisioni importanti, che ricopre ruoli di prestigio, di cultura (o approfondimento intellettivo) medio alta. In qualche misura i loro ruoli che sembrano quelli passivi e succubi sono invece quelli attivi, scatenanti delle situazioni. Sia quando ho fatto il bull che il padrone, in un certo qual modo le mie azioni erano dirette ad esaltare lo stato della schiava e del cuckold, come dire ad assecondare le loro fantasie. Chi era lo schiavo di chi?
Sweet è il peggiore, non si capisce che voglia dire.
Altro problema di questi termini diventati di uso comune tra chi trasgredisce è che, in qualche misura, limitano la rappresntazione della complessità dei desideri e la specificità di una certa relazione, perchè, ovviamente, la realtà e le situazioni mal si incardinano in schemi, parole e ruoli.
Così per esempio quando ho frequentato una coppia dove anche lui scopava la moglie, lì forse ero il loro toro, ma non il loro bull che funziona bene se appunto ci riferiamo al gioco cukold. Ma a lui ogni tanto piaceva guardare, ma questo non lo faceva diventare un cornuto, ma uno a cui ogni tanto piace guardare (a me per esempio piace ogni tanto guardare).
Idem il ruolo del lui che invece di partecipare magari trova eccitante vedere la propria donna alle prese con un altro senza per questo sognarsi minimamente di essere sottomesso da nessuno.
Io ho solitamente questo approccio: non classifico mai nessuno nè nessuna relazione; la immagino sempre come qualcosa in divenire dove (forse) si sa da dove si parte ma raramente dove si arriva. Infatti la possibile trasformazione di una relazione complessa (che so a tre) dipende dai desideri di ciascuno che vengono a loro volta modificati e influenzati dai desideri degli altri.
Per esempio può succedere che si parta con la lei sottomessa ai giochi dei due maschi, poi uno dei due maschi magari influenzato dall’atteggiamento della donna, scopre che invece è lui che vuole essere “succube” nel gioco.
Io con Laura ho provato ad esempio ad assumere entrambi i ruoli, sia quello del padrone che quello dello schiavo, ma Laura era troppo buona… io per nulla!!
Riuscire a non avere rigidità, ruoli, idee spesso suggerite dagli annunci che si leggono (tutti molto simili) dai film porno, dai racconti ecc., è utile perchè la bellezza e la differenza è proprio nelle sfumature.
Io sono stato l’amante di qualche coppia cuckold, ma mai ho trovato la stessa situazione e mai ho ricoperto il mio ruolo allo stesso modo.
Idem quando ho fatto l’amico di coppia, era sempre diverso ed ero io insieme agli altri a definirne i contorni, che spesso cambiavano di sera in sera.
Relativamente alla ripetitività, micidiali sono le frasi tipiche che si leggono negli annunci scambisti (consiglio di ascoltare una bellissima canzone degli Ustmamò “Memobox” proprio su questo), ne provo a dire qualcuna:
lei dolcemente bsx, lui etero abile leccatore, non invadente, entrambi amanti del sapone, lui superdotato e resistente, lei aperta nel primo e nel secondo canale, lei amante abbondanti venute, cercano pari livello, cercano gruppo affiatato, cercano singola bsx, vogliosa di essere messe in mezzo, cercano coppia con lui cuckold per avere la sua lei, cercano schiava da educare per rapporto 24/7, amanti (o non amanti) di pizze e caffè, gradito incontro conoscitivo, disponibili anche al primo incontro in stanze separate, ecc. ecc., capisco la necessità di comunicare con un linguaggio univoco, ma cazzo spesso manca la fantasia.

Le donne

Una cosa che mi lascia sempre molto impressionato è la capacità delle donne di passare da uno stato di santità ad uno stato di diavole peccaminose.
Mi spiego: nell’immaginario maschile (o forse solo nel mio) fin da ragazzino è inculcata l’idea di una donna eterea, dolce, innamorata, passionale, ma non con una connotazione sessuale, immagine probabilmente dovuta al fatto che il ragazzino, come modello di donna, ha la madre (cosa ancora più vera se non ci sono sorelle di mezzo).
Crescendo questa idea in qualche misura si rafforza perchè alle scuole medie i ragazzini sono ossessionati dal sesso (in verità pure dopo) mentre le loro compagne che sembrano già piccole donne, sembrano non pensarci proprio e comunque essere più coinvolte da immagini romantiche, frasi poetiche ecc..che non dalle cose che turbano i sogni dei maschietti.
Io per molti anni mi sono chiesto: ma se le donne sono così io con chi trombo?
Se vogliamo questa cosa è abbastanza confermata anche in seguito; le donne sono capaci di provare emozioni, sentimenti, di non limitarsi all’atto sessuale, ma di legarci sempre, o quasi sempre, anche qualcosa di più profondo. In questo e non solo, sono sicuramente più raffinate da un punto di vista evolutivo.
Naturalmente non ho elementi per sapere se sto dicendo il vero, diciamo che questa è la mia limitata esperienza.
Ora, nel momento in cui un uomo scorge l’abisso profondo di porcaggine che c’è ovviamente nella testa di ogni donna, resta folgorato, rapito, forse anche deluso (io per nulla), sicuramente meravigliato. Scopre che l’etereo non esiste e che i discorsi tra donne farebbero impallidire quelli che fanno i maschi in caserma (mi piacciono questi luoghi comuni del cazzo).
In alcuni uomini che pure scoprono questo mondo, tuttavia, il tutto resta confinato alle “altre”; le loro donne, infatti, restano per qualche motivo escluse da questa scoperta, continuano invece a perpetuare il modello “santa” che ho sopra descritto.
A me invece piace distruggere quel modello, innanzitutto con la mia partner, voglio sapere ogni sua più inconfessabile fantasie è ho spesso anche l’ardire di volerla realizzare, qualunque essa sia.
Un’altra cosa che pensavo è che più conosci le fantasie di una donna più capisci quando sono misere e banali le tue. Per questo cerco sempre di tenere ben alte le antenne. In questo le donne sono allo stesso tempo eccellenti comunicatrici ma anche subdole o forse meglio subliminali.
La maggior parte di loro (o forse la maggior parte di quelle che ho conosciuto), infatti, non ti dice mai: “voglio fare questo”, ma in qualche modo te lo fa capire, basta ascoltare con grande grande attenzione. Quando poi tocca a te proporre la loro fantasia, quasi come se fosse la tua, ti guardano come se fossi il più grande maiale della terra e loro delle sante che per amore tuo acconsentono a realizzarle.
A me questa cosa, questo gioco di ruoli, questa ambiguità, mi ha fatto sempre impazzire.

venerdì 9 agosto 2013

Laura in mezzo a due

Oggi scrivo per non pensare.
Descrivo l’incontro al quale immagino si sia ispirata Laura nel pezzo da lei scritto “Laura che racconta una nostra serata”.
Dico immagino perchè Laura ha “subito” il giochino di avere a che fare con due cazzi, tutta sola (poverina) in almeno altre due occasioni a causa mia…
La differenza rispetto al suo racconto, oltre ovviamente al fatto che questo è il mio punto di vista, è che Laura nel suo scritto si è liberamente ispirata all’incontro che sto per dirvi, mentre io intendo, come sempre cerco di fare, farne la più fedele cronaca possibile.
Era da un pò che proponevo a Laura un gioco a tre. Insieme avevamo frequentato varie volte dei privè, e avevamo incontrato qualche coppia, ma un gioco in casa con un terzo, maschio, non era ancora successo.
Il gioco a tre con un altro uomo è il gioco in qualche misura più semplice da fare e quasi sempre (se si sceglie il giusto terzo) quello che più facilmente va a buon fine; è un po’ come preparare una frittata, difficile che non riesca.
Il motivo di detta semplicità è ovvio, ma per sintetizzare si può dire che: è facile reperire la merce, è facile che la donna non vi rompa le palle dopo l’incontro (non ci sarà mai un “ti ho visto con che intensità baciavi l’altra”), è facile che la lei si diverta alla grande in quanto non essendoci un’altra donna, la vostra dama sarà la regina della serata, situazione amata, desiderata, ambita, voluta, sognata ecc. da qualsiasi donna, essere “messa al centro delle attenzioni” come si dice in gergo (e già c’è pure un gergo per queste cose) due uomini che vogliono farla godere e lei che deve fare godere due uomini. Va bo ci siamo capiti.
Per una volta non ero io il terzo, ma ero, stranamente, il lui di coppia; anche se di una coppia clandestina, questa inversione mi piaceva, in qualche misura toccava nuove corde della mia testa.
Il tutto si sarebbe svolto di pomeriggio in un posto molto bello che sovente era la location degli incontri miei e di Laura, e il terzo era una persona fidata, che avevo conosciuto in questo “ambiente” e con cui spesso eravamo stati, l’uno per l’altro, il compagno da chiamare per serate diverse.
Quello che lo faceva essere il compagno giusto era la sua capacità, molto simile alla mia, di seguire i tempi degli altri, di sapere essere dolce e cavaliere, ma anche deciso e maiale a seconda del momento; il difficile è capire il momento e lui lo capiva benissimo.
Avevo parlato a lui di Laura e a Laura sinteticamente di lui; credo di averle confermato che era una persona fidata, sana di corpo e di mente, nonchè un bel ragazzo (che in queste cose conta).
Non so se Laura avesse accettato la cosa per fare un piacere a me o per fare una cosa che le andava, visto che nelle sue fantasie c’era sempre al massimo un’altra donna, mentre tutte le altre varianti erano sempre state mie trasgressioni alle quali lei partecipava.
Comunque fosse, disse di sì e a me tanto bastava. Adesso passo a scrivere al presente.
Vedo Laura andare in bagno per prepararsi, lavarsi, mettersi profumo, creme e tutte quelle cose misteriose che le donne fanno in bagno,
La vedo provare la biancheria da indossare. Sono stato molto chiaro con lei: nessuna fase iniziale di conoscenza, si parte subito. Pertanto voglio che si faccia trovare già pronta con una mise che non lasci nessun dubbio sul perchè siamo lì, quindi tacchi, autoreggenti, intimo, corpetto, benda e manette, niente vestito.
Voglio che il mio amico la trovi così, disponibile e troia.
(Non ricordo se quella sera fu prima o dopo l’incontro che ho descritto in “Una schiava non mia”, comunque la presentazione della lei che avevo in mente era praticamente uguale, sicuramente non originale, ma comunque di grande effetto e in linea con le fantasie di tanti maschietti e femminucce).
Non ho alcun dubbio sul fatto che Laura accetti di farsi trovare in questo modo inequivocabile. Laura è una tosta, dolce e tenera, ma sempre pronta ad accettare una sfida e poi penso che la cosa le piaccia. La benda rende tutto più semplice, toglie l’imbarazzo dello sguardo, le manette tolgono (metaforicamente) la possibilità di opporsi.
Inoltre spesso i nostri incontri (io e Laura e basta) cominciano così, io che arrivo nella nostra garconniere e Laura che si fa trovare in situazioni simili, per cui diciamo che un po’ c’è abituata.
Sta per arrivare l’ora Laura è pronta, la controllo, la tocco, la palpo un po’, mentre la ammanetto con lei in piedi al centro nel piccolo soggiorno dell’appartamento. Prima le dico nell’orecchio che dovrà fare la brava e farci divertire, che verrà usata in ogni modo, poi le chiedo se va tutto bene, se è tranquilla, di divertirsi e che io sarò sempre lì.
Mi squilla il cell, è arrivato il mio amico. Lascio Laura nell’appartamento, in quello stato, e penso a come le sembrerà infinita l’attesa, mi chiedo quali pensieri attraversano la sua testa, se di eccitazione oppure di pentimento, oppure chissà.
Raggiungo il mio amico nell’androne del palazzo, ci salutiamo, mi chiede dove è la mia amica, gli dico, sopra che ci aspetta.
Prendiamo l’ascensore, entrambi con il cuore in gola, anche se non è la prima volta per nessuno dei due, è sempre emozionante come la prima volta.
Apro la porta dell’appartamento, entriamo, gli dico di fare piano e di non parlare. Entriamo nel soggiorno e la troviamo lì, bella, in piedi sui tacchi che le sfilano le gambe e le alzano il culo, ammanettata, bendata, con il respiro leggermente accelerato.
Il mio amico mi guarda molto soddisfatto della mia “opera” mentre ci avviciniamo. Nessuno dei due proferisce parola ed entrambi guardiamo con calma la nostra preda così ben esposta.
Lui con lo sguardo mi chiede il permesso di iniziare, permesso accordato!
Si avvicina da dietro e comincia con delicatezza a sfiorarle le spalle; vedo Laura dischiudere le labbra e cambiare respiro, evidentemente le piace come viene toccata.
S. sempre da dietro comincia a toccarle il seno, intrappolato nel corpetto, lo tasta e lo preme e ne fa uscire i capezzoli belli turgidi. Io mi godo la scena, non voglio fare nulla, fumo con calma, così che Laura sappia che la sto guardando mentre si lascia toccare da un altro.
S le tocca il culo e la fa girare, la bacia con passione, toccandola, la cosa scioglie Laura ancor di più, la vedo sempre più presa e convinta. S passa a toccarle la fica, dal rumore si capisce che è un lago. La tocca penetrandola con le dita velocemente (cosa che io non faccio mai) e tenendola con l’altra mano, Laura è in piedi con le gambe leggermente aperte per aiutare il suo stallone, l’immagine è davvero eccitante.
Finita la sigaretta, intervengo io e mi metto dietro Laura iniziando a baciarle il collo e farle sentire il mio cazzo sul culo. Laura comincia a toccarci entrambi, ha due cazzi da soddisfare, li libera dai pantaloni, li tocca, si piega e comincia a prenderne in bocca quello del mio amico, che gradisce la cosa.
La facciamo mettere in ginocchio e a turno le diamo il cazzo da gustare. Laura è brava a fare i pompini è dolce e appassionata, è ha anche imparato, con tanto esercizio l’arte di prenderlo tutto in bocca fino alle palle (è una che studia, si informa e mette in pratica, fossero tutte come lei!).
Andiamo avanti con questa cosa quindi Laura vuole sentirli entrambi in bocca, avvicina i nostri piselli che si toccano e cerca di leccare entrambe le cappelle.
Noi ci godiamo il trattamento, spingiamo Laura dalla testa contro i nostri cazzi e lei si lascia usare e prende il nostro ritmo.
E’ ora di andare in camera da letto. La accompagnamo visto che lei è bendata tenendola dal culo, così non si perde!. La facciamo sdraiare sul letto, le tolgo le scarpe e comincio a leccarla tra le gambe, mentre vedo il mio amico togliersi i calzoni.
Le si avvicina, la bacia e gli rimette il cazzo in bocca mentre io continuo a leccarle la fica (pratica in cui non eccello per impegno, ma se mi ci metto mi ci metto).
Ci diamo il cambio lui la lecca io me lo faccio succhiare, mentre ogni tanto ci alterniamo anche  a baciala o ad occuparci dei suoi  capezzoli. (no, non mi fa schifo baciare una donna dopo che ha leccato un cazzo, nè a me nè al mio amico se qualcuno se lo stesse chiedendo).
E’ ora di passare ad altro, comincio a scoparla (io senza preservativo e con sborrata libera) mentre il mio amico tiene il cazzo ben fermo nella sua bocca. Una donna presa così fa un effetto da morire. Andiamo avanti per un po’, ora tocca al mio amico godersi la fica della mia donna, mentre io passo a rigodermi la bocca. Nel farlo chiedo all’orecchio di Laura se va tutto bene e lei mi fa segno di sì.
Gode diverse volte mentre sia io che l’altro siamo difficile a venire e poi non abbiamo mica finito. Il triolismo 2M+1F impone la doppia, da che mondo è mondo.
Il mio amico si sdraia così che Laura possa montarlo, io mi piazzo dietro (ho già più volte infilato le dita nel culo per prepararla) e comincio lentamente a penetrarla dietro. Prendiamo il giusto ritmo così che Laura possa sentire due cazzi dentro di lei, uno davanti uno dietro.
La cosa le piace tanto che viene di nuovo, del resto il suo culo è più che abituato, ogni nostro incontro prevede sempre che io la inculi (sono fatto così).
A questo punto sinceramente non ricordo se anche il mio amico l’abbia inculata ma credo di sì, sicuramente a lui andava a me andava pure e Laura non poteva (era la troia della questione!) dire di no.
Per cui (ma la memoria qui non mi assiste) anche il mio amico prende ad incularla e io a tornare sulla bocca.
La sentiamo godere tante volte, la sfondiamo in ogni modo così come Laura si aspettava e concludiamo come nei film porno con una bella doccia di sborra sul seno (ricordo di essere andato a prendere degli asciugamani).
Proprio dopo la venuta, ricordo che Laura si è tolta la benda dicendo che ora trovava giusto guardare chi l’aveva scopata. Si sono presentati ridendo (perchè in effetti la cosa è abbastanza comica).
Poi il mio amico è andato via e siamo restati io e Laura a rifarlo pensando a quanto successo. Laura spesso mi ha chiesto del mio amico, segno che la cosa non le era tanto dispiaciuta, ma per un verso o per l’altro non siamo più riusciti ad organizzarci….. con lui!

mercoledì 7 agosto 2013

Mario scrive "mia moglie inculata!"

Così come già fatto in un’altra occasione, pubblico un pezzo che mi ha mandato Mario nel quale ricorda una nostra serata nel periodo in cui ero il “loro” Bull.
Ricordo anche io perfettamente quella sera a casa loro, anche perchè Mario (come sempre faceva) riprese gli eventi e un paio di volte successivamente abbiamo riguardato alcune scene.
Aggiungo infine qualcosa anche io di quella serata, mentre, come sempre, non modificherò nulla di quanto ha scritto il mio amico “cornuto”.
Mario:
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Molti anni prima di incontrare Mark le avevo chiesto diverse volte di avere con lei un rapporto anale. Ma A. si era sempre rifiutata perché sosteneva che le faceva male. Anzi arrivava a dire che non era vero che poi quell’atto sessuale provocava piacere. Avevo insistito moltissime volte ma senza risultati; qualche volta avevo anche provato ma già all’atto di una timida penetrazione, lei si era voltata infastidita.
Dopo i primi incontri a tre con M. dove M aveva fatto sesso con A. in tutti i modi possibili, quest’ultimo aveva fatto diversi approcci per il sesso anale ricevendone sempre un rifiuto. Non per questo si era rassegnato, anzi diverse volte si era presentato con creme lubrificanti e anestetizzanti nel tentativo di convincerla, ma sempre lei si era rifiutata.
Il rapporto a tre con M. nel ruolo di bull e A. in quello di moglie infedele alla mia presenza, durava ormai da diverso tempo con diverse variazioni sessuali. I due, sempre in mia presenza, avevano fatto sesso a casa, al cinema, in auto, al mare.
Quella sera, prima di incontrare M., ricordai ad A. delle ripetute richieste di M. di fare sesso anale dicendole che la cosa non mi piaceva granchè. Lei si schernì affermando che tanto sapevo benissimo che le faceva male e che pertanto non c’era nulla di cui preoccuparsi. 
Quando arrivò non ricordo come si svolsero i primi approcci, ricordo però che ad un certo punto lui portò A. sul nostro letto matrimoniale. Riprese a giocare nel mentre la scopava con il culo di mia moglie dicendole che voleva provare con lei delle creme e che non avrebbe avuto dolore nel fare sesso anale con lui. Così la fece mettere a pecorina sul letto e con calma usando dita le cominciò a lubrificare il culo. Lei lo lasciò fare e io pensavo che sarebbe successo come tutte le altre volte, cioè che al momento della penetrazione A. avrebbe detto che non voleva. Fino a quel momento, infatti, a disdetta della facilità con cui lei faceva bocchini, ingoi, spagnole e lo prendeva della figa, A. era ancora vergine di culo.
Dopo averle passato la crema e introdotte due dita nel culo (cosa che mi destò una certa ansia dal momento che nemmeno questo A. si faceva fare), lui cominciò ad introdurle il cazzo nel culo. La cosa mi lasciò letteralmente sconvolto quando mi accorsi che lui la stava penetrandola sempre di più senza che lei si lamentasse. Pensavo mi fossi sbagliato, mi misi dietro di loro abbassandomi in ginocchio per verificare se la stava penetrando proprio nel culo, oppure ci aveva rinunciato e glielo aveva messo nella figa. Non c’erano dubbi, vidi la sua figa molto aperta e “libera”. Allora mi alzai per vedere il suo viso e scorgere qualche segno di sofferenza. A. aveva gli occhi chiusi come fa chi sta godendo ed è concentrato al massimo su questo godimento. Mi prese una rabbia (insieme all’eccitazione): ma come? non aveva mai voluto e adesso, nonostante le promesse che mi aveva fatto, si faceva penetrare così? Anzi, diciamolo con le parole giuste, si stava facendo inculare da Mark?
La mia sorpresa (rabbia ed eccitazione) crebbe quando mi accorsi che lei aveva inarcuato ancora di più la schiena alzando il culo in modo tale che Mark per continuare a incularla, aveva abbandonato la sua posizione in ginocchio e si era alzato stando con le gambe piegate. In quella posizione tutto il peso di M. era addosso ad A. così che la penetrazione era massima.
Poi sentii, prima lentamente e poi sempre più forte, il mugulio di M. fino a trasformarsi in un grido: le stava sborrando nel culo sia pure con il preservativo. Quel grido lo ricordo ancora perché ebbi l’impressione che ad esso, ad un certo punto, si sovrapponesse anche quello di A. (possibile?).
Poi terminata l’inculata i due si sdraiarono sul letto di fianco scherzando e ridendo. Parlavano a bassa voce e non riuscivo a capire le loro parole. Cosa si stavano dicendo? Forse lui le stava dicendo che finalmente le aveva rotto il culo? E se si, lei cosa aveva da sorridere? Era forse contenta?
 Quando M. andò via, mi esplose tutta la rabbia. Le dissi: “Ma sei matta? Ti sei fatta inculare da M.dopo che per anni io te lo avevo chiesto e mi hai sempre detto di no? Perché con me non lo hai mai voluto fare? E poi perché mi avevi dato tutte le rassicurazioni che questa cosa non l’avresti mai fatta?”
M. sulle prime sorrideva dicendo che non potevo controllare tutto e che il gioco conteneva anche l’imprevisto, poi quando cominciai a urlare sempre di più, si incazzò e mi rispose: “Ma non sei tu che vuoi questi giochi? Quando li fai non puoi fermarti a dove hai deciso, magari ti prendono e allora continui a provare piacere anche se non l’avevi messo in conto”.
Gli chiesi allora come mai non le aveva fatto male, anzi dissi: “Ma hai addirittura provato piacere?”. Lei mi rispose che non sapeva come mai non aveva provato dolore e che si, aveva provato molto piacere.
A questo punto la presi con violenza e la sbattei sul letto dicendole: “Adesso però ti inculo anche io”. La vidi girarsi e mettersi a pecora, io le fui subito sopra e cercai di penetrarla con violenza. Lei allora si voltò e mi disse. “No, in questo modo no; M. è stato gentile, mentre invece tu vuoi farlo solo per vendetta e rabbia”. Provai e riprovai ma non ci fu niente da fare, poi lei si addormentò di colpo senza neppure aver cenato. Io ero furioso, mi sentivo umiliato e per giunta vederla sdraiata su un fianco col culo appena sfondato in mostra mi provocò una erezione fortissima. Ricordo di essermi masturbato due volte consecutive al ricordo di quella scena vista poche ore prima.
Per diverse settimane non facemmo sesso. Io volevo incularla, lei diceva che in quel modo non poteva accettarlo, che lo volevo solo per fargliela pagare.
Poi una sera, quando ormai non le chiedevo più niente, lei mi chiamò dalla stanza da letto, andai da lei e la trovai in autoreggenti sdraiata a faccia in giù sul letto. Mi disse: “Dai penetrami anche tu adesso”. In pochi secondi ebbi una gigantesca erezione, mi misi sopra di lei e iniziai a penetrarla. Facevo lentamente, mi aspettavo una sua qualche reazione di dolore. E invece niente, si fece penetrare fino in fondo, anzi mi disse di metterle contemporaneamente un dito nella figa. Era tutta bagnata e con mia grande sorpresa dopo pochi minuti ebbe un orgasmo lunghissimo. Devo dire che fui anche preso dal dubbio, vista la facilità con cui l’avevo penetrata, che avesse incontrato ancora M. a mia insaputa o avesse fatto sesso anale con qualcuno senza dirmelo. La cosa mi eccitò così tanto che poco dopo le sborrai nel culo.
Qualche giorno dopo alla mia richiesta del perché riuscisse a venire anche con la penetrazione anale, lei mi rispose in un modo che mi sorprese molto: “ Ma non lo sai che al punto G. ci si arriva anche da dietro? E volevo poi che tu mi toccassi contemporaneamente la figa per avere un doppio orgasmo, quello clitorideo (con sfregamento della figa) e quello profondo con massaggio del punto G”. No, francamente, fino ad allora non avevo mai sentito questa cosa. “Allora”, le dissi, “ti piacerebbe farti penetrare da due cazzi uno davanti e uno di dietro?”. “Chissà” rispose lei sorridendo, “magari se capita… sarebbe una bella esperienza no?”. Non sapevo se essere arrabbiato o eccitato (forse entrambe le cose insieme), così non approfondii la questione, ma sapevo adesso che lei sarebbe stata disponibile ad avere un rapporto con due uomini insieme (e me a guardare).
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Non ricordo esattamente cosa ci siamo detti con A, quella sera dopo il sesso anale.
Sicuramente io era tempo che provavo ad inculare Anna come dice Mario, senza successo. A riguardarmi adesso mi viene un po’ da ridere perchè mi ricordo con il mio armamentario di creme e con l’insistenza del bambino che vuole le caramelle. Svariate volte ci avevo provato e sempre Anna mi aveva un po’ scacciato come si fa con i seccatori, affermando che le faceva male, anche se io a quel male non credevo proprio. Comunque quella sera non ricorso se arrivai lì con un obiettivo per specifico o se soltanto ci riprovai e fui solo più fortunato.
Ricordo perfettamente di aver messo Anna a pecorina, averla lubrificata con il Luan, dopo averla scopata per più di un’ora nella fica e averla tenuta con un po’ di “forza” ferma e sotto, fregandomene dei suoi no sempre meno convinti.
Ricordo l’inculata, la nostra posizione (anche perchè appunto poi rivista dal filmato di Mario) io che scopo scopo e poi finalmente le godo nel culo. Ricordo anche Mario che si avvicina e che guarda, ma questo lo faceva spesso, da bravo cornuto spesso non si doveva limitare a guardare… Posso solo immaginare (ma non lo ricordo) che al termine della monta con Anna ci saremo fatti qualche risata a pensare al cornuto che chissà da quanto tempo le chiedeva il culo e lei lo aveva dato all’amante, davanti gli occhi del marito. 
Peccato che quella fu la prima e unica volta che inculai Anna.

lunedì 5 agosto 2013

Paola la prima volta

Come ho già accennato nell’ultimo post, Paola è stata, per un po’ di anni, la mia schiava.
Che cosa vuol dire la mia schiava?
Si parla evidentemente di un gioco di ruoli, libero, consensuale e relativo al tema prettamente sessuale.
Esistono tante varianti ai giochi bdsm, non è che io mi sia messo a studiarle tutte, ma posso dire di essere un’autodidatta con una certa predisposizione.
Non mi piacciono in generale i giochi violenti, nè quelli che prevedono aghi, fruste e altre cosette cruente che non incontrano il mio gusto.
Per me questo aspetto della sessualità è sostanzialmente basato sulla volontà della schiava (una donna innanzitutto) di assecondare le fantasie e i tempi del padrone; forse, proprio per questo atto di libertà della schiava, tendo a limitare l’uso di corde ecc. (se non per conferire un aspetto simbolico e di impatto scenico alla situazione), è un po’ come dire, “non ho bisogno di legarti, sei tu che sei legata”.
Poi è evidente che in questo gioco, scavando con un po’ più di attenzione le componenti psicologiche, il vero potere è della schiava, è lei che in qualche modo sceglie il ruolo più complicato (ma anche più emozionante) è lei che guida la mano e la testa del padrone ed è soprattutto lei che può dire basta.
Naturalmente ognuno ha i suoi gusti e io li rispetto tutti, diciamo che con Paola ci siamo trovati fin da subito sul nostro specifico modo di intendere in nostro rapporto bdsm.
Paola l’ho conosciuta in chat, una sera di giugno o luglio. Prima abbiamo parlato del più e del meno, poi ho cominciato a insinuare scene nelle nostre conversazioni temi più piccanti e ricordo che lei non fece una piega.
Siamo poi finiti a fantasticare, con lei attiva nella costruzione della storia, di scene sempre più forti ed eccessive, dove lei era la schiava in balia delle mie volontà. Ricordo che tra le tantissime cose che le raccontai ce n’era una che prevedeva che io la portassi in un ristorante e al momento di dover pagare il conto l’avrei offerta al proprietario bavoso (perchè se fosse stato un figo dov’era la punizione?) e ai camerieri.
La cosa l’aveva fatta eccitare così tanto ed era stata così brava a descrivere la sua condizione psicologica che da lì ho capito che la tizia era assolutamente da frequentare.
Con Paola abbiamo continuato a chattare per diverso tempo, quindi sono venuti gli sms e poi alcuni suoi mms dove si mostrava in tutto il suo splendore. Un mio viaggio di lavoro all’estero e poi l’estate ridussero tutto questo scambio di fantasie, ma al mio ritorno la ritrovai più pronta e convinta che mai. Insomma dovevamo vederci.

La cosa avvenne durante un mio viaggetto in moto, lungo l’Italia, nel quale, con una piccola deviazione, potei passare dalla città dove viveva Paola. Era settembre (o fine agosto) faceva ancora caldo e come al solito mi domandavo mentre la raggiungevo in che cazzo di casino mi stessi andando a ficcare. Magari era una prostituta, magari una pazza, magari una brutta (avevo visto il corpo, ma non il viso) o peggio una malata di testa o di corpo.
Comunque come già ho scritto non so resistere alla tentazione di cacciarmi nei casini e vivere questo tipo di situazioni per cui andai vicino all’edificio che lei mi aveva indicato non troppo distante dall’uscita dell’autostrada e buona notte.
Arrivato lì, trovai una ragazza con i capelli mossi, begli occhioni, un jeans corto, una maglietta di cotone molto semplice, un paio di scarpe aperte, seduta lì su una scalinata (da ora passo a scrivere al presente).
Fermo la moto e scendo. Lei si alza e con una voce un po’ tremante si presenta e mi chiede se sono Mark. Le dico di sì, la saluto con un bacio sulla guancia e al volo la guardo, senza farmene accorgere; una ragazza carina, normale, una come tante.
Ci facciamo due chiacchiere lei chiaramente imbarazzata e io pure.
Dove siamo fa un caldo che si muore (sono le 16) mi faccio coraggio e le chiedo se conosce un albergo dove possiamo fermarci un po’ a chiacchierare e dove io mi posso fare una doccia visto che sto guidando da circa 3 ore.
Malgrado le nostre conversazioni dei mesi precedenti siano state infuocate, con fantasie belle forti, so che potrebbe dirmi di no, invece mi dice soltanto che lei non conosce alberghi.
Prendo la palla al balzo (non è un no!) mi guardo intorno e vedo un bel manifesto (che culo!) proprio sopra le nostre teste, di un albergo a tre stelle, distante meno di un kilometro da dove siamo. Leggo il numero di telefono indicato sul manifesto e chiamo chiedendo se è possibile avere una camera per riposarmi lì per qualche ora…, il tipo mi risponde di sì, che avevano tutte le stanze che volevo.
Faccio salire sulla moto la mia bella (che mi dice non essere mai salita su una moto) e punto l’albergo.
Da quando ci siamo visti al momento in cui Paola sale sulla moto non sono passati più di 10 min, sembra che sia io che Paola dopo tante chattate, sms ecc., nutriamo la voglia di stare un po’ tranquilli per i fatti nostri…
Arriviamo in albergo, mi faccio riconoscere dal tipo alla reception come quello che aveva chiamato poco prima, racconto che siamo in viaggio io e la mia compagna (cosa che fa un certo effetto su di Paola) e che abbiamo bisogno di riposarci. Il tipo ci squadra, non ci crede neanche un po’ (chissà quante ne ha viste) anche perchè Paola ha l’accento del posto mentre io no e mi dice che per tre ore può farmi un buon prezzo in una stanza al terzo piano. Lo ringrazio e saliamo nella stanza.
La camera è carina, un letto matrimoniale, area condizionata, un bagno che lascia un po’ a desiderare.
Chiedo a Paola se vuole farsi una doccia (fa un caldo boia) mi dice di sì e sparisce in bagno. Sento l’acqua della doccia scorrere mentre io chiudo gli occhi per riposarmi un po’; dopo 10 minuti scarsi esce dal bagno in un accappatoio bianco: è carina, con lo sguardo timido (credo sia il suo prima appuntamento al buio, anche se poi nella sua vita non sarà l’unico) quindi vado io.
Il bagno non è granchè, tipico dell’albergo a tre stelle con qualche anno, cmq fa quello che deve fare, lavarmi, rinfrescarmi, farmi entrare in una nuova dimensione.
Mi lavo per bene e me la prendo con calma, ben sapendo che l’attesa farà un buon effetto sulla mia nuova amichetta, cerco di pensare a quello che dovrò fare non appena tornerò da lei, ma non mi viene in mente nulla, farò di istinto che è la cosa che mi viene meglio. Insapono due volte le mie parti intime, cerco di rilassare la muscolatura e di sgombrare la testa da tutti i casini di quel periodo per concedermi qualche ora del mio mondo segreto.
Mi copro con un asciugamano in vita che fa più fico e mostra spalle e petto (ci tengo alla forma) esco dal bagno e salgo sul letto dove mezza distesa, in una posa molto plastica (chissà quante pose ha cambiato la mia bella prima di scegliere quella giusta), c’è Paola.
MI avvicino le sorrido e mi viene di darle subito un bel bacio semplice (non con la lingua) sulle labbra come se ci conoscessimo da sempre.
La cosa ha un bell’effetto su di lei, la rilassa, un bacio superficiale è in fondo un gesto intimo di persone che si conoscono.
Anche lei mi sorride, comincio a toccarle il viso, a far scendere la mano sul suo corpo, mentre la mia bocca e la mia lingua decidono autonomamente di esplorare la sua.
Lei risponde con passione mentre io le apro l’accappatoio per impossessarmi dei suoi seni, non tanto grandi, ma sodi. Cambia il suo respiro, il mio è abbastanza calmo, ho la situazione sotto controllo.
Percorro il suo corpo con le mani, le cosce, l’addome, l’eccezionale culo e la trovo dovunque sodissima (avrei scoperto più tardi essere una vera stacanovista della palestra).
Quando sto finalmente per arrivare alla fica, mi guarda dritto negli occhi e mi dice, “Perdonami ma mi sono venute stamattina..!”.
Cosa????????? Cazzo cazzo cazzo. Crolla tutto il mio castello di attese, c’ho una sfiga con le mestruazioni che è da antologia, ma poi penso che più probabilmente è un modo educato per dirmi di no (la scusa più classica del mondo femminile, prima del mal di testa) anche se fino in albergo ci siamo andati e lei è nuda sul letto. Bah!
Tutti questi pensieri durano due nano secondi, credo di non aver nemmeno avuto il tempo di cambiare espressione del viso, e Paola aggiunge: “se vuoi, però, puoi mettermelo nel culetto!”. Dice esattamente “culetto”, parliamo di una ragazza di 38 anni.
Cambia il registro dei miei pensieri, poter solo inculare una donna è sempre stata una mia fantasia fino a quel momento mai realizzata (intendo inculare e basta).
Paola assume sempre di più le fattezze della Madonna e io sto diventando religiosissimo. La bacio, la tocco e cerco di imparare a memoria quel corpo, che trovo davvero perfetto per lunghe cavalcate.
Le dico con calma e dolcezza che è un vero peccato, e che io avrei voluto farlo con lei anche “davanti” e che questa sua mancanza meriterà qualche punizione. Lei mi guarda e dice di sì con la testa, con uno sguardo che sembra non desiderare altro.
La prendo dai capelli e la spingo in direzione del mio cazzo che gli ultimi accadimenti hanno fatto diventare di marmo.
Paola si lascia portare dove mi pare, ben tenuta dai capelli, apre l’accappatoio prende in mano il mio cazzo, lo guarda, lo accarezza e comincia a leccarlo partendo dalle palle e salendo lungo l’asta.
La guardo mentre lo fa, lei ogni tanto alza lo sguardo verso di me (donne, ascoltate, guardare negli occhi un uomo mentre gli succhiate il cazzo, è la cosa più arrapante del mondo) mentre continua nella sua opera.
Io la guardo serio, nemmeno stessimo parlando della guerra mondiale, prendo il cazzo con la mano e lo faccio sparire tra le sue labbra. Sento la sua bocca ben aperta, che non offre alcuna resistenza, una bocca davvero da schiava, che si lascia violare.
MI godo prima le sue attenzioni sulla cappella poi le spingo un po’ la testa verso il basso, lei un po’ soffoca, lo tira fuori respira e subito lo rimette dentro cercando di prenderne più possibile e chiedendomi scusa se non riesce a prenderlo tutto. Chiede pure scusa!! Proprio brava, ma non lascio trapelare la mia ammirazione sconfinata ma anzi le rinfilo il cazzo in gola e le dico di succhiarmelo meglio.
Paola lavora alacremente non è una di quelle che ti fa un pompino tanto per fare qualcosa, ci mette impegno e passione, brava Paola così si fa, ma ora voglio godermi altro.
Prendo nella borsa la crema miracolosa, la spoglio, la faccio piegare su un lato, mi metto dietro di lei, comincio a lubrificare il suo buco e a far scivolare due dita dentro, mentre le tocco il seno e le mordo le spalle.
La corretta preparazione di un culo fa la differenza tra amare l’anal ed essersi visti troppi film porno e io amo l’anal.
Sento le dita sfiorare i fili dell’assorbente interno, bene almeno non mi ha mentito.
Ha un culo non apertissimo, ma ha una grande capacità di rilassarlo; è chiarissimo che Paola il culo lo ha dato, spesso e volentieri, giusto forse non lo dà da un po’.
Faccio entrare con calma il mio cazzo, mentre continuo a toccarla con le mani e a morderle le spalle, il mio cazzo si fa strada e lei mugola di piacere, che grande donna.
Comincio a spingere con calma per farlo entrare tutto, non voglio farle male, voglio fare con calma, scivola dentro che è una bellezza, arrivo, dopo qualche minuto, ad avere le palle che sbattono sulle sue natiche. Aumento il ritmo, adesso la scopo in modo deciso nel culo, la faccio mettere a pancia in giù e comincio a spingere con sempre più foga, in quella posizione così primordiale che non le lascia scampo.
Adesso che ho certezza che è ben aperta la faccio mettere a pecorina e continuo la mia cavalcata nel suo culo sia con me con le ginocchia sul letto, che con me in piedi, leggermente piegato sulle gambe, e con lei con il culo in alto e il viso giù, steso sul materazzo.
Lì la madonna fa un altro miracolo. Mentre la scopo in questa posizione (tutt’altro che comoda come tutti i maschi sanno bene) avvicino il mio piede al suo viso.
Che fa la Dea? Avvicina il viso al mio piede e comincia a leccarmi l’alluce. Io sto nella posizione più scomoda del globo ma a costo di avere crampi a vita continuo a scoparle il culo e a spingere il piede in quella bocca, mentre il mio cazzo aumenta la sua grossezza di una misura per la scena che ho davanti.
Prima di perdere l’uso della gamba, mi fermo, stacco lo specchio a muro che è in camera e lo posiziono in modo che lei (ed io) guardando da sotto, possiamo vedere la scena del mio cazzo entrarle nel sedere.
Lei mi dice che non l’ha mai fatto con lo specchio.
Ricomincio ad incularla e lei guarda la scena come se fosse un film, mi dice che le piace da morire e vedo la sua mano infilarsi da sotto e accarezzare la fica; si tocca, le piace, mi piace.
Continuiamo per non so quanto alternando il mio cazzo nella sua bocca e nel suo culo, con sempre maggiore foga nel fare entrambe le cose, e sempre di più con un modo deciso da parte mia; la inculo in ogni posizione ho potuto imparare da film, giornaletti e da un’innata capacità di immaginare geometrie complesse la sculaccio mentre la prendo, in modo deciso ma non eccessivo. Vedo il suo culo colorarsi delle mie impronte e lei sempre più un lago per quella lezione.
Mi resterà sempre impressa l’ultima posizione.
Lei a schiena in giù stesa, le sue gambe un po’ alzate il mio cazzo dentro di lei (una posizione che mi piace moltissimo anche durante il sesso anale, perchè posso guardare la mia partner in viso e sentirla tutta), sto per venire, sento le mie palle diventare sempre più dure, le dico che le voglio venire addosso, sul seno, lei mi dice di sì e indovinate che fa?
Piega la testa verso il suo petto, apre la bocca e tira fuori la lingua!
Credo di venire a 5 atmosfere, la colpisco sul viso, sulla lingua, sul seno, vengo per non so quanto tempo.
Quando finisco la abbraccio e e restiamo appiccicati dalla mia sborra.
Il nostro primo incontro finisce qua (io devo assolutamente ripartire), ma visto l’esordio sarà davvero solo il primo di una serie innumerevole di scopate.

sabato 3 agosto 2013

Paola e una festa

Paola è un’altra delle donne di cui racconterò in questo blog.
Faccio due precisazioni: 
la prima, abbiamo quasi finito con le donne importanti di cui intendo parlare, ne manca giusto qualcuna;
la seconda, in questo blog parlerò solo delle donne che hanno condiviso con me certi percorsi, delle altre, fidanzate, amori, amichette occasionali ecc., salvo rare eccezioni, no! Questo perchè non mi interessa molto raccontare la mia vita normale (lavoro e relazioni) che è uguale e banale a quella di tutti, ma voglio raccontare la mia vita segreta, banale anch’essa ma in certe cose un minimo diversa dalla cosidetta normalità.
Mi sono inoltre accorto di stare andando in ordine sparso, sia cronologicamente che nel tema e nelle persone, racconto ciò che mi viene in mente, quasi sempre dettagli e momenti specifici di serate. NOn so perchè mi viene così, ma intendo comunque assecondare questo flusso di coscienza (stream of consciousness se fossi uno che ci capisce di inglese).
Paola è una tipa molto molto speciale. E’ una ragazza caruccia (non una grandissima gnocca, ma caruccia), 165, mora, occhi grandi, seconda di seno, belle labbra, capelli mossi, gambe carine, forse leggermente muscolose, addome piatto, culo da urlo, ma non sono le sue misure ad essere particolari bensì il suo carattere. 
Paola è la ragazza più dolce ed educata del mondo, una sognatrice, perennemente innamorata dell’uomo sbagliato, che piange, che ride, che sa perdonare, che sogna un marito e dei figli, una vita normale, che parla con le amiche di amore, anche se poco fortunata con gli affetti, che giudica male quelle facili, che si scandalizza per un non nulla, insomma una bravissima ragazza. 
Paola però è anche altro e questo alle amiche non lo racconta. E’ una ragazza piena di voglie morbose e desideri forti, prevalentemente masochistici, soprattutto pronta a realizzarli, Paola è insomma una perfetta schiava. 
Fin da quando ci siamo conosciuti il rapporto è stato caratterizzato dai ruoli io padrone lei schiava e poche chiacchiere. Capito cosa nascondeva questa bella e dolce preda ho giocato tutte le carte per farla mia e alla fine non è stato nemmeno così difficile. Naturalmente anche lei avrà pensato le stesse cose, proprio come io cercavo una schiava lei cercava un padrone.
In che cosa si escplicitava questo rapporto? In tutto ciò che la vostra mente perversa può immaginare e la mia, ovviamente, realizzare.
A parte il sesso ricordo davvero con affetto le tante risate fatte, la reciproca vicinanza in momenti difficili, il rispetto della vita dell’altro fuori dal gioco, il volersi bene, ma anche le sue scenate, i suoi pianti. La relazione è finita perchè Paola si era innamorata di me (fin da subito) e io continuavo invece a farne di tutti i colori e a farla soffrire, incapace di pensare ad altro se non ad un rapporto di uso reciproco; quando ho compreso che la stavo danneggiando facendole perdere tempo (e c’ho messo a capirlo) ho tolto la spina, anche se la cosa egoisticamente mi dispiaceva. Non credo che Paola sia diventata schiava per amore mio, era schiava punto, l’amore era una grande scusa o comunque una componente del suo essere masochista (amare lo stronzo, quale modo migliore per essere sottomessa e soffrire?).
Comunque nei nostri tre anni di relazione, l’ho coinvolta fin da subito in giochi complicati ed è di una di queste volte che voglio scrivere.
Avevo conosciuto una coppia su un sito di scambisti (ero iscritto a tutti i gruppi possibili) e dopo aver chiacchierato del più e del meno con il lui di coppia ed esserci reciprocamente mostrati le foto delle nostre donne (lui della moglie io di Paola) come se fossero le figurine dei calciatori, veniamo invitati ad una festicciola a casa loro.
Informo Paola della serata e lei, come sempre, mi chiede come si deve vestire, malgrado la risposta fosse comunque sempre la stessa e cioè “vestiti da troia ma non troppo”.
Nel pomeriggio ci inviamo (io e lei) diversi messaggi nei quali lei chiedeva rassicurazioni e io facevo esattamente il contrario: tipici miei messaggi “farai quello che ti chiederò, se gli ospiti vogliono usarti in ogni modo vedi di non farmi fare brutta figura” e contemporaneamente “se farai la troia, poi ti punirò” e lei “come vuoi tu padrone”.
In verità quasi mai ho ecceduto nella disponibilità di Paola, spesso ci bastava questo gioco di battute; a me il “come vuoi tu padrone” faceva e fa l’effetto di 100 viagra, sono un essere semplice che risponde a stimoli primordiali.
Comunque sabato sera alle 20 spaccate, con bottiglia di vino annessa, passo a prendere Paola che entra in macchina caruccia come sempre, con un sottile nastro (non so come si chiama) al collo, capelli sciolti, un vestitino poco sopra le ginocchia da brava fanciulla (non si vestiva mai sexy quanto avrei voluto!!), autoreggenti (conosceva solo autoreggenti e reggicalze la santa) scarpe con tacco. 
Sulle scarpe ha sempre avuto gusti fin troppo classici, diciamo che non incontravano il mio entusiasmo ma potevano andare, sicuramente sempre in tono con la sua delicatezza.
Parliamo in macchina del più e del meno e io do le comunicazioni di servizio e cioè cosa deve dirmi se vuole che il gioco finisca: in questi casi occorre sempre definire una parola d’ordine da usare per uscire da una possibile situazione di disagio. Mi piace il gioco del “comando io”, ma il piacere di essere schiave deve risiedere nel piacere di sottomettersi volontariamente ad una fantasia non nell’essere costrette con la forza o nella disarmonia a realizzarla. 
Oltretutto io sono estremamente protettivo nei confronti di qualsiasi donna, figuriamoci di Paola.
Comunque, noi sempre in macchina, naturalmente con la mia mano tra le sue gambe, cerchiamo questa maledetta casa che si trova abbastanza fuori città.
Ci perdiamo qualche volta e io per ritrovare la strada chiamo al cell il padrone di casa che mi guida verso casa sua. 
Finalmente arriviamo, siamo in aperta campagna davanti ad una bella casa, ci avviciniamo al cancello per suonare al campanello quando intravediamo un tale che esce fuori dal portone della villa; lo osserviamo e ci sembra che inceda zoppicando; avete presente Lurch della famiglia Addams? Ecco come Lurch (dalla corporatura), ma pelato.
Ci viene da ridere (quando ti acchiappa la ridarella è brutto) e decidiamo di non suonare e andarcene (come i ragazzini); facciamo quindi per andare via di soppiatto quando mi arriva la telefonata del padrone di casa (Lurch„,) che probabilmente era uscito fuori per aspettarci. Sente ovviamente che sono dietro il cancello e quindi ci apre; a quel punto la frittata è fatta, possiamo solo entrare.
Ci presentiamo al tizio, io con bottiglia di vino in una mano e la fanciulla nell’altra, lui ci fa strada non senza prima essersi sbranato con gli occhi il bel corpicino di Paola.
Ci fa accomodare in un’ambiente molto grande ed elegante al piano terra, con un caminetto acceso e tante persone già dentro, uomini e donne, tutti abbastanza grandicelli (non che noi fossimo ragazzini, ma comunque loro più grandi di noi).
Ci fanno sedere su delle poltrone, ci offrono da mangiare e bere (compresi ottimi spaghetti) e sono tutti cordialissimi; ci presentiamo un po’ a tutti non ricordando ovviamente nessun nome.
Gli onori di casa li fa la padrona di casa, bella donna (ma meno carina di come sembrava nelle foto) vestita con spacco fino all’anca ed è la più sobria tra le donne lì dentro. La maggior parte delle signore sono infatti vestite come battone di classe, mentre gli uomini sono tutti eleganti e mediamente anziani.
Rappresentiamo chiaramente la carne fresca della festa, i “giovincelli” da coinvolgere nel vizio, con le donne un po’ gelose delle tantissime attenzioni che diversi uomini (gli amici più stretti dei padroni di casa) tributano senza alcuna remora a Paola, evidentemente radiosa della cosa. In generale le persone sono piacevoli certo qualcuno un po’ più insistente di un altro, ma tutti educati e tutti davvero gentili ed affabili anche con me (ovviamente per captatio benevolentiae, ma ci sta).  
E’ evidente che non sono coppie di primo pelo, ma anzi sembrano tutte (o almeno le poche con le quali chiacchiero) esperte e navigate; si capisce inoltre, dai discorsi che fanno, che sono di livello sociale medio alto (medici, avvocati, architetti ecc.), come dire una bella compagnia di simpatici amici depravati (come noi del resto).
Riusciamo a restare un attimo da soli con Paola e non resisto alla tentazione di ordinarle di stare seduta dischiudendo un po’ le gambe e mostrando un po’ le cosce, voglio che faccia la troietta innocente, che alzi un po’ l’asticella, così da godermi lo spettacolo degli avvoltoi; a me nel frattempo da retta solo una signora dalla corporatura massiccia, con un seno quanto la mia faccia e una coscia generosamente esposta, che mi chiede se ho voglia di andare “di là” (di là detto come se fosse il regno degli inferi…. andiamo di lààààà).
Non è miss mondo ma mi dà l’idea di volermi spolpare a me timido maschietto capitato con la mia ragazza indifesa nella fossa dei leoni e questa sensazione, questa sua illusione che è anche degli altri, inebria i miei istinti, ho voglia che sia questa la sua/loro convenzione, godo del loro non espresso attacco.
Che poi io ci andrei pure di là, anche solo per vedere la faccia della signora “so tutto io”, quando glielo metto nel sedere come prima e unica cosa, ma non mi va di innescare un gioco che vedrebbe Paola assediata dai 4 vecchiardi allupati e sebbene nelle mie fantasie la cosa mi suona benissimo, nella realtà non so se mi piacerebbe davvero nè se piacerebbe alla mia schiava (anche se il mio sesto senso mi dice di sì).
C’è anche un’altra signora che mi guarda, più giovane delle altre, vestita in modo molto molto aggressivo, con marito simpatico e vestito in modo eccessivamente elegante (ma figo) il quale mi ha già informato di quanto gli piacerebbe vedere me, Paola e la sua donna in affair.. (coppia che poi avrei rivisto, senza mai “interagirci”, negli anni successivi in occasione di alcune feste e dentro alcuni privè).
Passa il tempo, tra chiacchiere noiose e vino ma nessuno si decide a far partire il valzer e non voglio essere io ad aprire le danze.
Nessuno combina nulla, nessuno nudo, nessuna che lecca, spompina, nessuno che scopa, niente eyes wide shut, niente di niente, le signore vestite come zoccole parlano di cucina mentre i maschi che non assediano Paola parlano di lavoro. Voglio dire, se non fosse per i vestiti e il contesto, potrebbe sembrare una festa comunissima di persone adulte per i saluti di Natale.
L’unico ad essere sparito è il padrone di casa che ho visto accompagnare una signora bionda in bagno  (la signora aveva chiesto dove fosse il bagno in mia presenza lamentando capogiri e nausea).
Quindi nisba, sono stufo, qua sono tutti morti, altro che leoni, sono pecore, meglio andare via ora così faccio in tempo a scoparmi Paola come si deve (tra una cosa e l’altra sono quasi l’una e ci vuole un’oretta per tornare a casa) scarto le chiacchiere e recupero la mia donna, un gesto di intesa, ci scusiamo con gli avvoltoi della fretta improvvisa, ma aimè dobbiamo andare via.
Ci dirigiamo quindi verso la stanza dove ci dicono essere i nostri cappotti, accompagnati da quello che più insistentemente ci sta provando con Paola (per altro marito della signora “andiamo di là” e grande amico del padrone di casa) e troviamo davanti alla stanza un signore, paonazzo in viso, agitato e un po’ sconvolto, che non avevo proprio visto durante la serata, che sembra bloccarci il passaggio come un guardiano.
Chiedo al signor guardiano della sacra stanza se possiamo entrare che abbiamo da recuperare i cappotti, lui bofonchia qualcosa parlando con il nostro accompagnatore e ci fa entrare.
Entriamo e nella stanza (da letto) sulla nostra destra troviamo la bella signora bionda, sopra il letto, “elegantemente” a pecorina (con il volto rivolto nella nostra direzione), mentre Lurch, padrone di casa, la monta (davvero come si deve) da dietro.
Io e Paola restiamo a bocca aperta dalla scena che vediamo, davvero eccitante, una scena che mi perseguiterà nelle mie fantasie negli anni a venire, anche perchè la signora non è nuda ma ha il vestito (di quelli leggeri e lunghi) alzato sulla schiena, cosa che lascia scoperte le gambe (belle) e mezzo coperto il resto e soprattutto restituisce l’idea di una donna presa senza tanti complimenti, con passione e foga. 
Il suo viso è poi di estremo godimento quasi non percepisce la nostra presenza e anche Lurch da dietro ci va giù di brutto con qualche bella (e sacrosanta) sculacciata su quelle natiche chiare.
Paola la vedo rapita ed eccitata, so che adesso farebbe qualsiasi cosa, anche perchè Lurch alla sua vista aumenta di ritmo ed intensità, prendendo la signora dai capelli (modalità che so bene quanto piace a Paola), come a far capire il trattamento che è pronto a riservare alla mia bella.
Io dopo aver catturato la scena che ho davanti (con tanto di zoom sul viso della signora) nell’hard disk delle porcate che ho nel cervello, mi giro e osservo il guardiano della porta…. Chi è? Lo guardo e capisco, è ovviamente il marito della bella sul letto…. turbato e voglioso di guardare la moglie, ma anche arrapato dall’esclusione, umiliato dalla nostra presenza (che guardiamo la moglie godere con il cazzo del padrone di casa), ma allo stesso tempo eccitato dalla nostra indifferenza nei suoi confronti.
Intanto il nostro inseguitore ci chiede se abbiamo voglia di unirci sul letto.
La mia testa pensa a mille scene, io che scopo la signora al posto di Lurch o che uso quella bella bocca così inutilmente vuota mentre il seccatore si scopa Paola, oppure Paola che sostituisce la signora e viene presa da tutti e tre, io che mi scopo la signora “andiamo di là” mentre il marito si scopa Paola nel culo, tutti che scopano tutti, io e il cornuto che guardiamo le nostre belle montate dai due amici, io che mi godo la scena dei due amici con la bionda, mentre Paola mi spompina.
MI guardano tutti e 5 è tutto nelle mie mani, aspettano un mio cenno, so che posso accendere la serata, che posso dirigere i leoni come un domatore, usare la mia gazzella come uno specchio per le allodole, so che sono pronti a tutto, potrei in qualche modo farli diventare tutti come il guardiano della porta, che questa in qualche modo è la mia arte.
In futuro mi sarei mangiato le mani mille volte, ma quella sera, senza disturbare più di tanto la coppia chiavereccia, presi i soprabiti e andammo via. Negli anni a seguire mi sono chiesto tante volte perchè! Forse è stato il mio atto massimo di “chi ci comanda” o forse ho temuto semplicemente di perdere il controllo dei miei giocatori.