sabato 3 agosto 2013

Paola e una festa

Paola è un’altra delle donne di cui racconterò in questo blog.
Faccio due precisazioni: 
la prima, abbiamo quasi finito con le donne importanti di cui intendo parlare, ne manca giusto qualcuna;
la seconda, in questo blog parlerò solo delle donne che hanno condiviso con me certi percorsi, delle altre, fidanzate, amori, amichette occasionali ecc., salvo rare eccezioni, no! Questo perchè non mi interessa molto raccontare la mia vita normale (lavoro e relazioni) che è uguale e banale a quella di tutti, ma voglio raccontare la mia vita segreta, banale anch’essa ma in certe cose un minimo diversa dalla cosidetta normalità.
Mi sono inoltre accorto di stare andando in ordine sparso, sia cronologicamente che nel tema e nelle persone, racconto ciò che mi viene in mente, quasi sempre dettagli e momenti specifici di serate. NOn so perchè mi viene così, ma intendo comunque assecondare questo flusso di coscienza (stream of consciousness se fossi uno che ci capisce di inglese).
Paola è una tipa molto molto speciale. E’ una ragazza caruccia (non una grandissima gnocca, ma caruccia), 165, mora, occhi grandi, seconda di seno, belle labbra, capelli mossi, gambe carine, forse leggermente muscolose, addome piatto, culo da urlo, ma non sono le sue misure ad essere particolari bensì il suo carattere. 
Paola è la ragazza più dolce ed educata del mondo, una sognatrice, perennemente innamorata dell’uomo sbagliato, che piange, che ride, che sa perdonare, che sogna un marito e dei figli, una vita normale, che parla con le amiche di amore, anche se poco fortunata con gli affetti, che giudica male quelle facili, che si scandalizza per un non nulla, insomma una bravissima ragazza. 
Paola però è anche altro e questo alle amiche non lo racconta. E’ una ragazza piena di voglie morbose e desideri forti, prevalentemente masochistici, soprattutto pronta a realizzarli, Paola è insomma una perfetta schiava. 
Fin da quando ci siamo conosciuti il rapporto è stato caratterizzato dai ruoli io padrone lei schiava e poche chiacchiere. Capito cosa nascondeva questa bella e dolce preda ho giocato tutte le carte per farla mia e alla fine non è stato nemmeno così difficile. Naturalmente anche lei avrà pensato le stesse cose, proprio come io cercavo una schiava lei cercava un padrone.
In che cosa si escplicitava questo rapporto? In tutto ciò che la vostra mente perversa può immaginare e la mia, ovviamente, realizzare.
A parte il sesso ricordo davvero con affetto le tante risate fatte, la reciproca vicinanza in momenti difficili, il rispetto della vita dell’altro fuori dal gioco, il volersi bene, ma anche le sue scenate, i suoi pianti. La relazione è finita perchè Paola si era innamorata di me (fin da subito) e io continuavo invece a farne di tutti i colori e a farla soffrire, incapace di pensare ad altro se non ad un rapporto di uso reciproco; quando ho compreso che la stavo danneggiando facendole perdere tempo (e c’ho messo a capirlo) ho tolto la spina, anche se la cosa egoisticamente mi dispiaceva. Non credo che Paola sia diventata schiava per amore mio, era schiava punto, l’amore era una grande scusa o comunque una componente del suo essere masochista (amare lo stronzo, quale modo migliore per essere sottomessa e soffrire?).
Comunque nei nostri tre anni di relazione, l’ho coinvolta fin da subito in giochi complicati ed è di una di queste volte che voglio scrivere.
Avevo conosciuto una coppia su un sito di scambisti (ero iscritto a tutti i gruppi possibili) e dopo aver chiacchierato del più e del meno con il lui di coppia ed esserci reciprocamente mostrati le foto delle nostre donne (lui della moglie io di Paola) come se fossero le figurine dei calciatori, veniamo invitati ad una festicciola a casa loro.
Informo Paola della serata e lei, come sempre, mi chiede come si deve vestire, malgrado la risposta fosse comunque sempre la stessa e cioè “vestiti da troia ma non troppo”.
Nel pomeriggio ci inviamo (io e lei) diversi messaggi nei quali lei chiedeva rassicurazioni e io facevo esattamente il contrario: tipici miei messaggi “farai quello che ti chiederò, se gli ospiti vogliono usarti in ogni modo vedi di non farmi fare brutta figura” e contemporaneamente “se farai la troia, poi ti punirò” e lei “come vuoi tu padrone”.
In verità quasi mai ho ecceduto nella disponibilità di Paola, spesso ci bastava questo gioco di battute; a me il “come vuoi tu padrone” faceva e fa l’effetto di 100 viagra, sono un essere semplice che risponde a stimoli primordiali.
Comunque sabato sera alle 20 spaccate, con bottiglia di vino annessa, passo a prendere Paola che entra in macchina caruccia come sempre, con un sottile nastro (non so come si chiama) al collo, capelli sciolti, un vestitino poco sopra le ginocchia da brava fanciulla (non si vestiva mai sexy quanto avrei voluto!!), autoreggenti (conosceva solo autoreggenti e reggicalze la santa) scarpe con tacco. 
Sulle scarpe ha sempre avuto gusti fin troppo classici, diciamo che non incontravano il mio entusiasmo ma potevano andare, sicuramente sempre in tono con la sua delicatezza.
Parliamo in macchina del più e del meno e io do le comunicazioni di servizio e cioè cosa deve dirmi se vuole che il gioco finisca: in questi casi occorre sempre definire una parola d’ordine da usare per uscire da una possibile situazione di disagio. Mi piace il gioco del “comando io”, ma il piacere di essere schiave deve risiedere nel piacere di sottomettersi volontariamente ad una fantasia non nell’essere costrette con la forza o nella disarmonia a realizzarla. 
Oltretutto io sono estremamente protettivo nei confronti di qualsiasi donna, figuriamoci di Paola.
Comunque, noi sempre in macchina, naturalmente con la mia mano tra le sue gambe, cerchiamo questa maledetta casa che si trova abbastanza fuori città.
Ci perdiamo qualche volta e io per ritrovare la strada chiamo al cell il padrone di casa che mi guida verso casa sua. 
Finalmente arriviamo, siamo in aperta campagna davanti ad una bella casa, ci avviciniamo al cancello per suonare al campanello quando intravediamo un tale che esce fuori dal portone della villa; lo osserviamo e ci sembra che inceda zoppicando; avete presente Lurch della famiglia Addams? Ecco come Lurch (dalla corporatura), ma pelato.
Ci viene da ridere (quando ti acchiappa la ridarella è brutto) e decidiamo di non suonare e andarcene (come i ragazzini); facciamo quindi per andare via di soppiatto quando mi arriva la telefonata del padrone di casa (Lurch„,) che probabilmente era uscito fuori per aspettarci. Sente ovviamente che sono dietro il cancello e quindi ci apre; a quel punto la frittata è fatta, possiamo solo entrare.
Ci presentiamo al tizio, io con bottiglia di vino in una mano e la fanciulla nell’altra, lui ci fa strada non senza prima essersi sbranato con gli occhi il bel corpicino di Paola.
Ci fa accomodare in un’ambiente molto grande ed elegante al piano terra, con un caminetto acceso e tante persone già dentro, uomini e donne, tutti abbastanza grandicelli (non che noi fossimo ragazzini, ma comunque loro più grandi di noi).
Ci fanno sedere su delle poltrone, ci offrono da mangiare e bere (compresi ottimi spaghetti) e sono tutti cordialissimi; ci presentiamo un po’ a tutti non ricordando ovviamente nessun nome.
Gli onori di casa li fa la padrona di casa, bella donna (ma meno carina di come sembrava nelle foto) vestita con spacco fino all’anca ed è la più sobria tra le donne lì dentro. La maggior parte delle signore sono infatti vestite come battone di classe, mentre gli uomini sono tutti eleganti e mediamente anziani.
Rappresentiamo chiaramente la carne fresca della festa, i “giovincelli” da coinvolgere nel vizio, con le donne un po’ gelose delle tantissime attenzioni che diversi uomini (gli amici più stretti dei padroni di casa) tributano senza alcuna remora a Paola, evidentemente radiosa della cosa. In generale le persone sono piacevoli certo qualcuno un po’ più insistente di un altro, ma tutti educati e tutti davvero gentili ed affabili anche con me (ovviamente per captatio benevolentiae, ma ci sta).  
E’ evidente che non sono coppie di primo pelo, ma anzi sembrano tutte (o almeno le poche con le quali chiacchiero) esperte e navigate; si capisce inoltre, dai discorsi che fanno, che sono di livello sociale medio alto (medici, avvocati, architetti ecc.), come dire una bella compagnia di simpatici amici depravati (come noi del resto).
Riusciamo a restare un attimo da soli con Paola e non resisto alla tentazione di ordinarle di stare seduta dischiudendo un po’ le gambe e mostrando un po’ le cosce, voglio che faccia la troietta innocente, che alzi un po’ l’asticella, così da godermi lo spettacolo degli avvoltoi; a me nel frattempo da retta solo una signora dalla corporatura massiccia, con un seno quanto la mia faccia e una coscia generosamente esposta, che mi chiede se ho voglia di andare “di là” (di là detto come se fosse il regno degli inferi…. andiamo di lààààà).
Non è miss mondo ma mi dà l’idea di volermi spolpare a me timido maschietto capitato con la mia ragazza indifesa nella fossa dei leoni e questa sensazione, questa sua illusione che è anche degli altri, inebria i miei istinti, ho voglia che sia questa la sua/loro convenzione, godo del loro non espresso attacco.
Che poi io ci andrei pure di là, anche solo per vedere la faccia della signora “so tutto io”, quando glielo metto nel sedere come prima e unica cosa, ma non mi va di innescare un gioco che vedrebbe Paola assediata dai 4 vecchiardi allupati e sebbene nelle mie fantasie la cosa mi suona benissimo, nella realtà non so se mi piacerebbe davvero nè se piacerebbe alla mia schiava (anche se il mio sesto senso mi dice di sì).
C’è anche un’altra signora che mi guarda, più giovane delle altre, vestita in modo molto molto aggressivo, con marito simpatico e vestito in modo eccessivamente elegante (ma figo) il quale mi ha già informato di quanto gli piacerebbe vedere me, Paola e la sua donna in affair.. (coppia che poi avrei rivisto, senza mai “interagirci”, negli anni successivi in occasione di alcune feste e dentro alcuni privè).
Passa il tempo, tra chiacchiere noiose e vino ma nessuno si decide a far partire il valzer e non voglio essere io ad aprire le danze.
Nessuno combina nulla, nessuno nudo, nessuna che lecca, spompina, nessuno che scopa, niente eyes wide shut, niente di niente, le signore vestite come zoccole parlano di cucina mentre i maschi che non assediano Paola parlano di lavoro. Voglio dire, se non fosse per i vestiti e il contesto, potrebbe sembrare una festa comunissima di persone adulte per i saluti di Natale.
L’unico ad essere sparito è il padrone di casa che ho visto accompagnare una signora bionda in bagno  (la signora aveva chiesto dove fosse il bagno in mia presenza lamentando capogiri e nausea).
Quindi nisba, sono stufo, qua sono tutti morti, altro che leoni, sono pecore, meglio andare via ora così faccio in tempo a scoparmi Paola come si deve (tra una cosa e l’altra sono quasi l’una e ci vuole un’oretta per tornare a casa) scarto le chiacchiere e recupero la mia donna, un gesto di intesa, ci scusiamo con gli avvoltoi della fretta improvvisa, ma aimè dobbiamo andare via.
Ci dirigiamo quindi verso la stanza dove ci dicono essere i nostri cappotti, accompagnati da quello che più insistentemente ci sta provando con Paola (per altro marito della signora “andiamo di là” e grande amico del padrone di casa) e troviamo davanti alla stanza un signore, paonazzo in viso, agitato e un po’ sconvolto, che non avevo proprio visto durante la serata, che sembra bloccarci il passaggio come un guardiano.
Chiedo al signor guardiano della sacra stanza se possiamo entrare che abbiamo da recuperare i cappotti, lui bofonchia qualcosa parlando con il nostro accompagnatore e ci fa entrare.
Entriamo e nella stanza (da letto) sulla nostra destra troviamo la bella signora bionda, sopra il letto, “elegantemente” a pecorina (con il volto rivolto nella nostra direzione), mentre Lurch, padrone di casa, la monta (davvero come si deve) da dietro.
Io e Paola restiamo a bocca aperta dalla scena che vediamo, davvero eccitante, una scena che mi perseguiterà nelle mie fantasie negli anni a venire, anche perchè la signora non è nuda ma ha il vestito (di quelli leggeri e lunghi) alzato sulla schiena, cosa che lascia scoperte le gambe (belle) e mezzo coperto il resto e soprattutto restituisce l’idea di una donna presa senza tanti complimenti, con passione e foga. 
Il suo viso è poi di estremo godimento quasi non percepisce la nostra presenza e anche Lurch da dietro ci va giù di brutto con qualche bella (e sacrosanta) sculacciata su quelle natiche chiare.
Paola la vedo rapita ed eccitata, so che adesso farebbe qualsiasi cosa, anche perchè Lurch alla sua vista aumenta di ritmo ed intensità, prendendo la signora dai capelli (modalità che so bene quanto piace a Paola), come a far capire il trattamento che è pronto a riservare alla mia bella.
Io dopo aver catturato la scena che ho davanti (con tanto di zoom sul viso della signora) nell’hard disk delle porcate che ho nel cervello, mi giro e osservo il guardiano della porta…. Chi è? Lo guardo e capisco, è ovviamente il marito della bella sul letto…. turbato e voglioso di guardare la moglie, ma anche arrapato dall’esclusione, umiliato dalla nostra presenza (che guardiamo la moglie godere con il cazzo del padrone di casa), ma allo stesso tempo eccitato dalla nostra indifferenza nei suoi confronti.
Intanto il nostro inseguitore ci chiede se abbiamo voglia di unirci sul letto.
La mia testa pensa a mille scene, io che scopo la signora al posto di Lurch o che uso quella bella bocca così inutilmente vuota mentre il seccatore si scopa Paola, oppure Paola che sostituisce la signora e viene presa da tutti e tre, io che mi scopo la signora “andiamo di là” mentre il marito si scopa Paola nel culo, tutti che scopano tutti, io e il cornuto che guardiamo le nostre belle montate dai due amici, io che mi godo la scena dei due amici con la bionda, mentre Paola mi spompina.
MI guardano tutti e 5 è tutto nelle mie mani, aspettano un mio cenno, so che posso accendere la serata, che posso dirigere i leoni come un domatore, usare la mia gazzella come uno specchio per le allodole, so che sono pronti a tutto, potrei in qualche modo farli diventare tutti come il guardiano della porta, che questa in qualche modo è la mia arte.
In futuro mi sarei mangiato le mani mille volte, ma quella sera, senza disturbare più di tanto la coppia chiavereccia, presi i soprabiti e andammo via. Negli anni a seguire mi sono chiesto tante volte perchè! Forse è stato il mio atto massimo di “chi ci comanda” o forse ho temuto semplicemente di perdere il controllo dei miei giocatori.

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