lunedì 5 agosto 2013

Paola la prima volta

Come ho già accennato nell’ultimo post, Paola è stata, per un po’ di anni, la mia schiava.
Che cosa vuol dire la mia schiava?
Si parla evidentemente di un gioco di ruoli, libero, consensuale e relativo al tema prettamente sessuale.
Esistono tante varianti ai giochi bdsm, non è che io mi sia messo a studiarle tutte, ma posso dire di essere un’autodidatta con una certa predisposizione.
Non mi piacciono in generale i giochi violenti, nè quelli che prevedono aghi, fruste e altre cosette cruente che non incontrano il mio gusto.
Per me questo aspetto della sessualità è sostanzialmente basato sulla volontà della schiava (una donna innanzitutto) di assecondare le fantasie e i tempi del padrone; forse, proprio per questo atto di libertà della schiava, tendo a limitare l’uso di corde ecc. (se non per conferire un aspetto simbolico e di impatto scenico alla situazione), è un po’ come dire, “non ho bisogno di legarti, sei tu che sei legata”.
Poi è evidente che in questo gioco, scavando con un po’ più di attenzione le componenti psicologiche, il vero potere è della schiava, è lei che in qualche modo sceglie il ruolo più complicato (ma anche più emozionante) è lei che guida la mano e la testa del padrone ed è soprattutto lei che può dire basta.
Naturalmente ognuno ha i suoi gusti e io li rispetto tutti, diciamo che con Paola ci siamo trovati fin da subito sul nostro specifico modo di intendere in nostro rapporto bdsm.
Paola l’ho conosciuta in chat, una sera di giugno o luglio. Prima abbiamo parlato del più e del meno, poi ho cominciato a insinuare scene nelle nostre conversazioni temi più piccanti e ricordo che lei non fece una piega.
Siamo poi finiti a fantasticare, con lei attiva nella costruzione della storia, di scene sempre più forti ed eccessive, dove lei era la schiava in balia delle mie volontà. Ricordo che tra le tantissime cose che le raccontai ce n’era una che prevedeva che io la portassi in un ristorante e al momento di dover pagare il conto l’avrei offerta al proprietario bavoso (perchè se fosse stato un figo dov’era la punizione?) e ai camerieri.
La cosa l’aveva fatta eccitare così tanto ed era stata così brava a descrivere la sua condizione psicologica che da lì ho capito che la tizia era assolutamente da frequentare.
Con Paola abbiamo continuato a chattare per diverso tempo, quindi sono venuti gli sms e poi alcuni suoi mms dove si mostrava in tutto il suo splendore. Un mio viaggio di lavoro all’estero e poi l’estate ridussero tutto questo scambio di fantasie, ma al mio ritorno la ritrovai più pronta e convinta che mai. Insomma dovevamo vederci.

La cosa avvenne durante un mio viaggetto in moto, lungo l’Italia, nel quale, con una piccola deviazione, potei passare dalla città dove viveva Paola. Era settembre (o fine agosto) faceva ancora caldo e come al solito mi domandavo mentre la raggiungevo in che cazzo di casino mi stessi andando a ficcare. Magari era una prostituta, magari una pazza, magari una brutta (avevo visto il corpo, ma non il viso) o peggio una malata di testa o di corpo.
Comunque come già ho scritto non so resistere alla tentazione di cacciarmi nei casini e vivere questo tipo di situazioni per cui andai vicino all’edificio che lei mi aveva indicato non troppo distante dall’uscita dell’autostrada e buona notte.
Arrivato lì, trovai una ragazza con i capelli mossi, begli occhioni, un jeans corto, una maglietta di cotone molto semplice, un paio di scarpe aperte, seduta lì su una scalinata (da ora passo a scrivere al presente).
Fermo la moto e scendo. Lei si alza e con una voce un po’ tremante si presenta e mi chiede se sono Mark. Le dico di sì, la saluto con un bacio sulla guancia e al volo la guardo, senza farmene accorgere; una ragazza carina, normale, una come tante.
Ci facciamo due chiacchiere lei chiaramente imbarazzata e io pure.
Dove siamo fa un caldo che si muore (sono le 16) mi faccio coraggio e le chiedo se conosce un albergo dove possiamo fermarci un po’ a chiacchierare e dove io mi posso fare una doccia visto che sto guidando da circa 3 ore.
Malgrado le nostre conversazioni dei mesi precedenti siano state infuocate, con fantasie belle forti, so che potrebbe dirmi di no, invece mi dice soltanto che lei non conosce alberghi.
Prendo la palla al balzo (non è un no!) mi guardo intorno e vedo un bel manifesto (che culo!) proprio sopra le nostre teste, di un albergo a tre stelle, distante meno di un kilometro da dove siamo. Leggo il numero di telefono indicato sul manifesto e chiamo chiedendo se è possibile avere una camera per riposarmi lì per qualche ora…, il tipo mi risponde di sì, che avevano tutte le stanze che volevo.
Faccio salire sulla moto la mia bella (che mi dice non essere mai salita su una moto) e punto l’albergo.
Da quando ci siamo visti al momento in cui Paola sale sulla moto non sono passati più di 10 min, sembra che sia io che Paola dopo tante chattate, sms ecc., nutriamo la voglia di stare un po’ tranquilli per i fatti nostri…
Arriviamo in albergo, mi faccio riconoscere dal tipo alla reception come quello che aveva chiamato poco prima, racconto che siamo in viaggio io e la mia compagna (cosa che fa un certo effetto su di Paola) e che abbiamo bisogno di riposarci. Il tipo ci squadra, non ci crede neanche un po’ (chissà quante ne ha viste) anche perchè Paola ha l’accento del posto mentre io no e mi dice che per tre ore può farmi un buon prezzo in una stanza al terzo piano. Lo ringrazio e saliamo nella stanza.
La camera è carina, un letto matrimoniale, area condizionata, un bagno che lascia un po’ a desiderare.
Chiedo a Paola se vuole farsi una doccia (fa un caldo boia) mi dice di sì e sparisce in bagno. Sento l’acqua della doccia scorrere mentre io chiudo gli occhi per riposarmi un po’; dopo 10 minuti scarsi esce dal bagno in un accappatoio bianco: è carina, con lo sguardo timido (credo sia il suo prima appuntamento al buio, anche se poi nella sua vita non sarà l’unico) quindi vado io.
Il bagno non è granchè, tipico dell’albergo a tre stelle con qualche anno, cmq fa quello che deve fare, lavarmi, rinfrescarmi, farmi entrare in una nuova dimensione.
Mi lavo per bene e me la prendo con calma, ben sapendo che l’attesa farà un buon effetto sulla mia nuova amichetta, cerco di pensare a quello che dovrò fare non appena tornerò da lei, ma non mi viene in mente nulla, farò di istinto che è la cosa che mi viene meglio. Insapono due volte le mie parti intime, cerco di rilassare la muscolatura e di sgombrare la testa da tutti i casini di quel periodo per concedermi qualche ora del mio mondo segreto.
Mi copro con un asciugamano in vita che fa più fico e mostra spalle e petto (ci tengo alla forma) esco dal bagno e salgo sul letto dove mezza distesa, in una posa molto plastica (chissà quante pose ha cambiato la mia bella prima di scegliere quella giusta), c’è Paola.
MI avvicino le sorrido e mi viene di darle subito un bel bacio semplice (non con la lingua) sulle labbra come se ci conoscessimo da sempre.
La cosa ha un bell’effetto su di lei, la rilassa, un bacio superficiale è in fondo un gesto intimo di persone che si conoscono.
Anche lei mi sorride, comincio a toccarle il viso, a far scendere la mano sul suo corpo, mentre la mia bocca e la mia lingua decidono autonomamente di esplorare la sua.
Lei risponde con passione mentre io le apro l’accappatoio per impossessarmi dei suoi seni, non tanto grandi, ma sodi. Cambia il suo respiro, il mio è abbastanza calmo, ho la situazione sotto controllo.
Percorro il suo corpo con le mani, le cosce, l’addome, l’eccezionale culo e la trovo dovunque sodissima (avrei scoperto più tardi essere una vera stacanovista della palestra).
Quando sto finalmente per arrivare alla fica, mi guarda dritto negli occhi e mi dice, “Perdonami ma mi sono venute stamattina..!”.
Cosa????????? Cazzo cazzo cazzo. Crolla tutto il mio castello di attese, c’ho una sfiga con le mestruazioni che è da antologia, ma poi penso che più probabilmente è un modo educato per dirmi di no (la scusa più classica del mondo femminile, prima del mal di testa) anche se fino in albergo ci siamo andati e lei è nuda sul letto. Bah!
Tutti questi pensieri durano due nano secondi, credo di non aver nemmeno avuto il tempo di cambiare espressione del viso, e Paola aggiunge: “se vuoi, però, puoi mettermelo nel culetto!”. Dice esattamente “culetto”, parliamo di una ragazza di 38 anni.
Cambia il registro dei miei pensieri, poter solo inculare una donna è sempre stata una mia fantasia fino a quel momento mai realizzata (intendo inculare e basta).
Paola assume sempre di più le fattezze della Madonna e io sto diventando religiosissimo. La bacio, la tocco e cerco di imparare a memoria quel corpo, che trovo davvero perfetto per lunghe cavalcate.
Le dico con calma e dolcezza che è un vero peccato, e che io avrei voluto farlo con lei anche “davanti” e che questa sua mancanza meriterà qualche punizione. Lei mi guarda e dice di sì con la testa, con uno sguardo che sembra non desiderare altro.
La prendo dai capelli e la spingo in direzione del mio cazzo che gli ultimi accadimenti hanno fatto diventare di marmo.
Paola si lascia portare dove mi pare, ben tenuta dai capelli, apre l’accappatoio prende in mano il mio cazzo, lo guarda, lo accarezza e comincia a leccarlo partendo dalle palle e salendo lungo l’asta.
La guardo mentre lo fa, lei ogni tanto alza lo sguardo verso di me (donne, ascoltate, guardare negli occhi un uomo mentre gli succhiate il cazzo, è la cosa più arrapante del mondo) mentre continua nella sua opera.
Io la guardo serio, nemmeno stessimo parlando della guerra mondiale, prendo il cazzo con la mano e lo faccio sparire tra le sue labbra. Sento la sua bocca ben aperta, che non offre alcuna resistenza, una bocca davvero da schiava, che si lascia violare.
MI godo prima le sue attenzioni sulla cappella poi le spingo un po’ la testa verso il basso, lei un po’ soffoca, lo tira fuori respira e subito lo rimette dentro cercando di prenderne più possibile e chiedendomi scusa se non riesce a prenderlo tutto. Chiede pure scusa!! Proprio brava, ma non lascio trapelare la mia ammirazione sconfinata ma anzi le rinfilo il cazzo in gola e le dico di succhiarmelo meglio.
Paola lavora alacremente non è una di quelle che ti fa un pompino tanto per fare qualcosa, ci mette impegno e passione, brava Paola così si fa, ma ora voglio godermi altro.
Prendo nella borsa la crema miracolosa, la spoglio, la faccio piegare su un lato, mi metto dietro di lei, comincio a lubrificare il suo buco e a far scivolare due dita dentro, mentre le tocco il seno e le mordo le spalle.
La corretta preparazione di un culo fa la differenza tra amare l’anal ed essersi visti troppi film porno e io amo l’anal.
Sento le dita sfiorare i fili dell’assorbente interno, bene almeno non mi ha mentito.
Ha un culo non apertissimo, ma ha una grande capacità di rilassarlo; è chiarissimo che Paola il culo lo ha dato, spesso e volentieri, giusto forse non lo dà da un po’.
Faccio entrare con calma il mio cazzo, mentre continuo a toccarla con le mani e a morderle le spalle, il mio cazzo si fa strada e lei mugola di piacere, che grande donna.
Comincio a spingere con calma per farlo entrare tutto, non voglio farle male, voglio fare con calma, scivola dentro che è una bellezza, arrivo, dopo qualche minuto, ad avere le palle che sbattono sulle sue natiche. Aumento il ritmo, adesso la scopo in modo deciso nel culo, la faccio mettere a pancia in giù e comincio a spingere con sempre più foga, in quella posizione così primordiale che non le lascia scampo.
Adesso che ho certezza che è ben aperta la faccio mettere a pecorina e continuo la mia cavalcata nel suo culo sia con me con le ginocchia sul letto, che con me in piedi, leggermente piegato sulle gambe, e con lei con il culo in alto e il viso giù, steso sul materazzo.
Lì la madonna fa un altro miracolo. Mentre la scopo in questa posizione (tutt’altro che comoda come tutti i maschi sanno bene) avvicino il mio piede al suo viso.
Che fa la Dea? Avvicina il viso al mio piede e comincia a leccarmi l’alluce. Io sto nella posizione più scomoda del globo ma a costo di avere crampi a vita continuo a scoparle il culo e a spingere il piede in quella bocca, mentre il mio cazzo aumenta la sua grossezza di una misura per la scena che ho davanti.
Prima di perdere l’uso della gamba, mi fermo, stacco lo specchio a muro che è in camera e lo posiziono in modo che lei (ed io) guardando da sotto, possiamo vedere la scena del mio cazzo entrarle nel sedere.
Lei mi dice che non l’ha mai fatto con lo specchio.
Ricomincio ad incularla e lei guarda la scena come se fosse un film, mi dice che le piace da morire e vedo la sua mano infilarsi da sotto e accarezzare la fica; si tocca, le piace, mi piace.
Continuiamo per non so quanto alternando il mio cazzo nella sua bocca e nel suo culo, con sempre maggiore foga nel fare entrambe le cose, e sempre di più con un modo deciso da parte mia; la inculo in ogni posizione ho potuto imparare da film, giornaletti e da un’innata capacità di immaginare geometrie complesse la sculaccio mentre la prendo, in modo deciso ma non eccessivo. Vedo il suo culo colorarsi delle mie impronte e lei sempre più un lago per quella lezione.
Mi resterà sempre impressa l’ultima posizione.
Lei a schiena in giù stesa, le sue gambe un po’ alzate il mio cazzo dentro di lei (una posizione che mi piace moltissimo anche durante il sesso anale, perchè posso guardare la mia partner in viso e sentirla tutta), sto per venire, sento le mie palle diventare sempre più dure, le dico che le voglio venire addosso, sul seno, lei mi dice di sì e indovinate che fa?
Piega la testa verso il suo petto, apre la bocca e tira fuori la lingua!
Credo di venire a 5 atmosfere, la colpisco sul viso, sulla lingua, sul seno, vengo per non so quanto tempo.
Quando finisco la abbraccio e e restiamo appiccicati dalla mia sborra.
Il nostro primo incontro finisce qua (io devo assolutamente ripartire), ma visto l’esordio sarà davvero solo il primo di una serie innumerevole di scopate.

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